Roberto Paci Dalò: musica ad arte

6 Novembre 2012


Parola d’ordine: mescolare. Linguaggi tra loro diversi e stili apparentemente distanti, per quella che, prendendo in prestito una parola dal gergo musicale, diventa una vera e propria “fusion”. Le affinità e le analogie tra arte concettuale e pentagramma sono però più d’una nel lavoro di Roberto Paci Dalò, omaggiato alla Marsèlleria di Milano da “Time Line”, retrospettiva che indaga gli ultimi risultati di una ricerca appassionata.

Nasce compositore, cresce come regista teatrale, approda infine all’arte: un percorso articolato quello di Paci Dalò, che sperimenta una molteplice varietà di media differenti. A partire dalla semplice pulizia formale delle sculture in ferro che compongono “La conferenza degli uccelli”, ispirata da un trattato medievale di cultura sufi; per finire con “Ye Shanghai”,video che testimonia la storia del ghetto della megalopoli cinese.

Ma è proprio nell’ibridazione tra musica e immagine che il messaggio di Paci Dalò esprime la sensibilità più matura e avvolgente. Come testimoniato dalla stupefacente “Smallville #2”, città in miniatura ricavata negli anfratti di una vecchia radio valvolare: i suoi piccoli abitanti di plastica vivono, e muoiono, tra fili di rame e circuiti vari, in una scenografia che sembra uscita dai più celebri film della scuola espressionista tedesca.

Su “Time Line” aleggia, continuamente evocata, la presenza di John Cage: forse il più grande tra i compositori contemporanei, autentico nume tutelare per Paci Dalò. Che saluta il maestro attraverso “Radio Cage”: l’affascinante spazio della Marsèlleria viene occupato da discreti piccoli diffusori sonori, che trasmettono un’opera audio basata sulla voce dello stesso Cage. Quasi un mantra, capace di tessere atmosfere di delicata suggestione.