Paci in Kosovo, arte ambasciatrice di pace

24 Dicembre 2012


La valenza artistica dell’operazione è innegabile. Perché Adrian Paci, tra i maggiori artisti albanesi viventi, è protagonista indiscusso del contemporaneo: vanta partecipazioni alla Biennale di Venezia e a Manifesta; esposizioni in contesti di livello assoluto, come al PS1 del MoMA di New York. La sua prima personale a Pristina, però, nella Galleria Nazionale del Kosovo, si carica di un significato politico e sociale di grande potenza simbolica.

Perché ha luogo in una terra contesa, tutt’ora presidiata dalle Nazioni Unite. Che vigilano sul complesso processo di emancipazione della regione, popolata ad ampia maggioranza dalla componente etnica albanese, ma rivendicata con forza dal governo di Belgrado. La presenza di Paci dimostra la vicinanza alla causa dei kosovari da parte di un vero e proprio ambasciatore della cultura albanese nel mondo: e al contempo contribuisce ad accendere i riflettori del mondo su tensioni troppo spesso dimenticate.

In mostra opere storiche e pezzi più recenti, a testimoniare la pluralità di linguaggio di un artista eclettico. Ecco la serie di fotografie che documenta la performance “The Encounter”, tenuta nella piazza della siciliana Scicli: con l’artista che stringe la mano ad una serie interminabile di passanti, amici o sconosciuti che siano, in un simbolo di vicinanza e affinità universale. Ed ecco, immancabili, le opere dedicate al tema dell’immigrazione.

Su tutte il video “Turn On”, ma soprattutto “Home to go”: la statua di un uomo a grandezza naturale regge sulla schiena il peso di un tetto, guscio amaro e ironico. Paci, che dal 1997 vive e lavora in Italia, non manca con le proprie opere di indagare il disorientamento e il senso di sradicamento di chi è costretto ad allontanarsi dal proprio contesto naturale; registrandone dolori, turbamenti e sogni inconfessabili.