Il soffice inquieto mondo di Sterling Ruby in mostra a Roma

7 Giugno 2013


Una sola grande opera. Concepita in modo da adattarsi soffice e sinuosa allo spazio che la accoglie, occupando angoli e anfratti nella sua critica ai capisaldi della cultura e della società occidentale. Una morbida rivoluzione quella che Sterling Ruby porta al MACRO Testaccio di Roma, unica tappa italiana di una mostra che l’artista, di stanza a Los Angeles, ha condotto nell’ultimo anno in alcuni tra i più importanti centri europei per l’arte contemporanea.

All’apparenza sono enormi cuscini, sculture avvolgenti che evocano la più placida e tranquilla dimensione domestica, bugia di un’intima condizione di pace e sicurezza. In realtà, dietro forme ammiccanti e seducenti, si nasconde la messa in scena di un piccolo tormento privato, un orrore quotidiano che risulta ancora più inquietante perché basato sul cortocircuito di una serenità effimera, transitoria e illusoria.

Labbra sensuali scoprono voraci canini acuminati, incombendo su uno spettatore che si aggira incredulo nell’universo onirico dell’artista, sotto la minaccia di lacrime disperate che pendono come stalattiti tessili dal soffitto. Lo stesso ricorso, ossessivo e istintivo, all’atto del cucire porta ulteriori effetti di straniamento: la pratica femminile per eccellenza diventa linguaggio per smascherare le contraddizioni di una cultura ciecamente virile.

La mostra al MACRO Testaccio, aperta fino al prossimo 15 settembre, si specchia nella contemporanea retrospettiva che lo stesso artista cura, sempre a Roma, nel secentesco Palazzo Ruspoli, sede della Fondazione Memmo. Dieci anni di lavoro costante, presentato in forma di disegni e collages – molti gli inediti – a chiudere il cerchio di un’indagine profonda sulle contraddizioni del presente.