Palazzo Strozzi: suggestioni orientali per le avanguardie russe

26 Settembre 2013


Esotici ed esoterici. Affascinati dalle più ancestrali e misteriose forme di sciamanesimo, pratiche la cui origine si perde negli anfratti del tempo e della Storia. C’è un legame magico tra il misticismo orientale e il Modernismo, felice stagione che ha fatto della Russia di inizio Novecento una piattaforma sperimentale capace di innovare in modo profondo l’evoluzione delle arti visive. Un legame indagato, a Firenze, in una mostra unica.

Le sale di Palazzo Strozzi sono teatro di un percorso espositivo che suggerisce inediti e affascinanti confronti tra i maestri dell’avanguardia russa e un background culturale di fascino assoluto. Le antiche saghe dei popoli dell’Asia centrale, il fascinoso animismo delle tribù siberiane, i magnifici paesaggi della taiga e della tundra: fortissima la fascinazione esercitata da questo immaginario su una generazione di artisti che ha saputo reinventare la figurazione contemporanea.

Equilibri di sapore zen nel celeberrimo Cerchio nero  di Kazimir Malevič; danze venate da cromie quasi lisergiche quelle che esplodono in modo irrefrenabile nelle opere di Natalja Gončarova e Wassily Kandinsky. Stampe giapponesi e antichi tessuti iraniani, coloratissime pitture indiane, maschere e statue votive dei più misteriosi popoli dell’Asia: una sorprendente ricchezza di spunti e stimoli, visivi ma anche concettuali, condotta a unità dalla sensibilità di artisti dotati di stupefacente sensibilità.

Un meltin’ pot linguistico di modernissima efficacia quello che emerge nelle imponenti tele di Il’ja Maškov, dove le stentoree figure figlie della tradizione pittorica occidentale si sposano ai leggiadri pattern bidimensionali della cultura caucasica. Ambienti da sogno, raccontati con uno stile che sembra guardare al simbolismo nei paesaggi onirici di Nikolaj Rerich. Tra steppe sconfinate e montagne sacre, dove domina divina – e divinizzata – la potenza della natura.