Firenze: paesaggi in evoluzione in mostra alla Strozzina

30 Dicembre 2013


Panorami fluidi per una società liquida. Cartoline che inquadrano l’evoluzione del complesso rapporto che lega l’uomo all’ambiente che lo circonda, sia esso naturale o profondamente antropizzato; nasce una visione del paesaggio eclettica e al tempo stesso radicale, carica di eleganti suggestioni. In mostra a Firenze fino al 19 gennaio, negli spazi della Strozzina, i Territori instabili  censiti da Franziska Nori e Walter Guadagnini.

Dieci artisti, altrettanti coni ottici attraverso cui guardare la contemporaneità. Partendo dalle intense azioni performative del brasiliano Paulo Nazareth, creativo con la valigia, che fa del nomadismo esperienza di vita e fertile campo di sperimentazione culturale; arrivando alla drammatica body-art dell’israeliano Sigalit Landau. Nudo su una spiaggia di Tel Aviv, colto mentre fa hula hop con un cerchio in filo spinato.

Luoghi fisici ed effimeri, uniti dalla tensione tra legale e illegale, lecito e illecito, possibile e impossibile. Con Paolo Cirio, artista hacker che costruisce un sistema digitale per svendere reali partecipazioni a società finanziarie con sede nei paradisi fiscali; mentre Tadashi Kawamata occupa i regali saloni di Palazzo Strozzi con architetture minime, interventi che impongono il cortocircuito tra un passato storicizzato e un presente “abusivo”.

Dimmi dove vivi – come vivi! – e ti dirò chi sei. Il tema dell’identità è filo rosso che collega tra loro le diverse opere, con la sensibilità degli artisti a specchiarsi nel modo che hanno di fotografare lo spazio. In senso letterale nel caso dell’installazione di Kader Attia, che arreda uno stretto percorso site-specific con una maglia di frammenti di specchi cuciti tra loro; in modo figurato nei lavori con cui Oliver Ressler e Zanny Begg ragionano sul concetto di passaporto.

[nella foto: l’opera di Richard Mosse per “Territoti Instabili” – courtesy l’artista e Jack Shainman Gallery, New York © CCC Strozzina, Firenze]