Renzo Piano in Texas: ecco il rinnovato Kimbell Art Museum

6 Dicembre 2013


Un dilemma per qualsiasi architetto, anche il più affermato. Come comportarsi quando ci si confronta con preesistenze autorevoli, importanti, firmate da colleghi di chiara fama? Tentare la via della sintesi, cedendo magari qualcosa in termini di riconoscibilità, o imporre il proprio segno: aggredendo lo spazio e il paesaggio? Renzo Piano sceglie la prima strada e consegna a Fort Worth, Texas, i nuovi padiglioni del Kimbell Art Museum.

Una tra le istituzioni museali più importanti degli Stati Uniti, custode di capolavori che vanno da I bari  di Caravaggio ad autografi di Michelangelo e Picasso, Rembrandt e Mondrian. Una collezione custodita dal 1972 sotto le eleganti volte disegnate da Kahn: è proprio a poche decine di metri dal nucleo originale del museo che si colloca lo spazio realizzato dall’archistar italiana, modulato in alzato in modo da non risultare antitetico, ma armonico, nel confronto con la prima struttura.

Nei quasi diecimila metri quadri a sua disposizione Piano disegna due gallerie parallele, raccordate tra loro da ariosi passaggi vetrati ed eleganti colonnati; nei sotterranei del museo prendono posto una ricca e funzionale biblioteca e un auditorium capace di quasi trecento posti. Nel suo rigore formale, sottolineato dall’insistita volontà di utilizzare materiali e tecniche costruttive eco-compatibili, il nuovo padiglione viene letto come omaggio rispettoso al modello rappresentato da Kahn.

La commissione texana vede Piano assumere sempre più il ruolo di architetto… da museo! L’inaugurazione di Fort Worth arriva a pochi mesi da quella del MUSE di Trento e anticipa l’avvio dei lavori per quello che promette di essere un cantiere di fascino assoluto. È prevista per il 2017 la consegna, da parte del neo-senatore a vita, del museo che celebrerà a Los Angeles la settima arte, nei 30mila metri quadri degli ex grandi magazzini May Company sul Wilshire Boulevard.

[nella foto: l’ampliamento del Kimbell Art Museum, foto Robert Polidori – courtesy Kimbell Art Museum]