I codici di Francesco d’Assisi in mostra a Roma

31 Gennaio 2014


Ci sono figure capaci di imprimere segni tanto profondi nella società in cui vivono da andare oltre i dogmi e le ideologie; cambiando radicalmente il modo di pensare, segnando svolte che si riveleranno epocali. Sono rivoluzionari gentili, forti del peso esclusivo delle proprie parole e delle proprie idee: si chiamano Gandhi, Carol Wojtyla, Martin Luther King. Oppure, semplicemente, Francesco. È dedicata al santo di Assisi la straordinaria mostra documentaria inaugurata in queste ore a Roma.

La cornice è quella, imbevuta di storia, della Biblioteca della Camera dei Deputati, nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto. Uno scrigno prezioso, che accoglie le teche che mostrano codici di enorme rarità, vergati dalle mani operose dei monaci oltre sette secoli fa: si tratta di pagine miniate con un gusto calligrafico di stupefacente meraviglia, pezzi nei quali convivono un pregio artistico di inarrivabile qualità e il fascino di un profondissimo messaggio intellettuale e spirituale.

Risale al XIII secolo il frammento del Codice 338 del Sacro Convento di Assisi su cui si può leggere la più antica stesura del Cantico delle Creature, testo fondamentale per l’evoluzione della lingua italiana. È questo il documento più importante e carico di suggestione tra i quindici giunti dall’Umbria, esposti in un percorso allestitivo che restituisce a Francesco la complessa articolata ricchezza della sua figura storica. Anche politica.

Tra i colori sgargianti delle miniature, accostate alla serie di codici tardi che testimoniano l’immediata popolarità assunta dal santo, ecco anche carte e bolle papali. Partendo da quella che nel 1220 cita per la prima volta in modo manifesto il nome di Francesco e arrivando a quella con cui, tre anni più tardi, papa Onorio III certifica la regola dei fraticelli di Assisi. Permettendo all’Ordine di cominciare la sua avventura secolare.