Il mistero della luce. In mostra a Venezia

3 Febbraio 2014


Il paesaggio fa pensare alla notte e il cielo al giorno” : così René Magritte spiegava il senso di sublime straniamento riversato sulla tela con “L’impero delle luci”, opera che vede esplicitata la sintesi impossibile tra atmosfere notturne e diurne. Un cortocircuito sensoriale che si trasforma in ideale fusione tra apollineo e dionisiaco, passato e futuro; un tema approfondito fino al prossimo 14 aprile alla Collezione Guggenheim.

È uno spettacolare gioco delle coppie quello orchestrato da Luca Massimo Barbero, che propone il nuovo passaggio di un fortunato format curatoriale nato proprio nelle sale dell’istituzione veneziana. Teatro della quarta mostra del ciclo Temi & Variazioni , con il punto focale fissato proprio nel capolavoro di Magritte: L’impero della luce  sfrutta l’involontario assist offerto dal pittore per costruire una fitta rete di inedite e affascinanti relazioni.

Ecco la Sonnambula con gufo  graffiata su carta da Kiki Smith specchiarsi nella placida rilassatezza di una modella di Edgard Degas; ed ecco il Ponte Cestio fotografato da Gabriele Basilico suonare vicinissimo al Pont Saint-Michel dipinto oltre un secolo prima da Henri Matisse. Ecco infine le Attese  inferte sulla tela da Lucio Fontana trovare suggestive correlazioni – non solo cromatiche – con le superfici smaltate di Anish Kapoor.

Dalle assonanze visuali a quelle sonore il passo è breve per chi guarda all’arte come fenomeno complesso, totale. Organico al percorso espositivo è dunque l’omaggio alla produzione tarda di Fausto Melotti, con un focus sulle sculture che l’artista ha pensato ispirandosi alla musica: sono venti i lavori presentati a Venezia, dall’elegante e sinuosa Chiave di violino  fino alla fantasmagorica presenza dell’Orfeo dimentico .   

[nella foto: Salvador Dalí Senza titolo  1931 – Collezione Peggy Guggenheim, Venezia © Salvador Dalí, Gala-Salvador Dalí Foundation, by SIAE 2014]