Fotografia: Jeff Wall incanta lo Stedelijk

23 Marzo 2014


Non possono essere rubricate come semplici fotografie. Si tratta – come nel caso di Gregory Crewdson, David LaChapelle ed altri grandi artisti di oggi – di situazioni complesse e articolate, set costruiti con metodico rigore. Frammenti di quotidianità a tratti inquiete, eternati nella sublime poesia dell’attimo perfetto. Quello colto da Jeff Wall, protagonista allo Stedelijk Museum di Amsterdam con una retrospettiva che guarda agli ultimi diciotto anni del suo lavoro.

Data non casuale quella del 1996, scelta come termine post quem  per l’indagine sull’attività più recente di Wall: è in quell’anno che il fotografo canadese espone per la prima volta lavori in bianco e nero, arricchendo il proprio repertorio con rinnovate suggestioni. Un vero e proprio punto di svolta, che segna l’approfondimento di un’estetica dall’enigmatica potenza visuale; perseguita grazie a uno stile unico e inimitabile. Figlio di uno studio attento dei grandi classici del passato.

Si realizza in modo sublime il cortocircuito indotto da Wall, che costruisce in ambienti di stringente quotidianità soluzioni compositive tratte dalla lezione dei grandi pittori realisti e impressionisti – su tutti Claude Monet. L’illusione della naturalezza, data da paesaggi urbani e scorsi apparentemente casuali, viene sublimata dal ricorso ad attori professionisti, disposti nello spazio come pedine di una magnifica scacchiera. Nello scarto affascinante tra realtà e finzione, reale e surreale.

Esposti fino al prossimo agosto ad Amsterdam, dove l’artista torna a trent’anni di distanza dalla sua prima personale, lavori che rappresentano al meglio la raffinatissima poetica di Wall. Partendo dal celeberrimo Volunteer , scatto in bianco e nero del 1996 che ritrae un malinconico uomo delle pulizie intento a spazzare il pavimento; e arrivando al Boxing  del 2011, incontro di pugilato tra due giovanissimi atleti. Che si affrontano nella straniante cornice di elegante salotto.

[nella foto: Jeff Wall in mostra allo Stedelijk Museum – photo G.J. van Rooj]