Libri della settimana: il grande ritorno di Donna Tartt

13 Marzo 2014


Non resta molto dell’opera di Carel Fabritius. Giusto una dozzina di quadri, taciti testimoni ed unici superstiti dell’accidentale esplosione che – siamo nella Delft del Seicento – deflagra da un deposito di polvere da sparo, spazzando via un’intera fetta di città. Uccidendo, tra gli altri, lo stesso artista: tra i più talentuosi allievi di Rembrandt e a sua volta maestro di Vermeer, figura di passaggio tra due generazioni che hanno segnato la storia della pittura europea.

È un’altra esplosione, questa volta puro frutto di fantasia, a innescare la trama de Il cardellino (in Italia dal 14 marzo, editore Rizzoli), romanzo con cui Donna Tartt rompe il suo lungo silenzio. Mantenendo fede alla promessa di pubblicare un libro ogni dieci anni – per un totale di cinque – a partire dall’uscita nel 1992 del suo più grande successo: il thriller introspettivo Dio di illusioni , best-seller forte di cinque milioni di copie vendute nel mondo.

È poco più che un bambino Theo, il protagonista del romanzo, quando si trova coinvolto in un attentato che devasta il Metropolitan Museum di New York. Una bomba spezza il silenzio della contemplazione, seminando morte e distruzione; nel caos seguito all’esplosione Theo, ancora traumatizzato per aver visto la madre morire davanti ai propri occhi, scorge tra polvere e calcinacci un piccolo quadro, caduto a terra. È “Il cardellino” di Carel Fabritius.

Theo scappa dall’orrore portando con sé il quadro, trasformato in feticcio che lo accompagnerà per tutta la durata di una vita costellata di situazioni al limite, densa di un inesplicabile e ammorbante senso di colpa, condotta su filo sottile che separa verità e bugia. Rivelando la propria natura di stranito Oliver Twist postmoderno – esplicitato il riferimento di Tartt a Dickens – eroe sconfitto di un presente che non lascia punti di riferimento.

[nella foto: un dettaglio de “Il cardellino” di Carel Fabritius]