Don Milani, in mostra il pittore di Barbiana

15 Maggio 2014


Gli riconosciamo un carattere tenace. Tanto duro e rigoroso nell’affrontare torti e ingiustizie sociali, quanto dolce e accondiscendente nell’avvicinare gli ultimi, offrendo il proprio aiuto incondizionato. Una predisposizione dell’anima che ritroviamo nella sua pittura: forte di una pennellata pastosa, quasi aggressiva; ma al tempo stesso segnata da un tratto di insospettabile eleganza. In mostra le opere di don Lorenzo Milani.

Ha appena vent’anni il futuro prete di Barbiana, figura fondamentale per l’emancipazione dei ceti più umili nell’Italia del dopoguerra, quando frequenta all’Accademia di Brera la classe di Achille Fumi; dura lo spazio di un biennio il suo percorso nel mondo dell’arte, bruscamente interrotto dal deflagrare del secondo conflitto mondiale. Ma anche dal divampare di un altro fuoco tumultuoso: quello della fede. Che lo spinge ad abbandonare la tavolozza per l’abito talare.

Per la prima volta in mostra, al Museo Diocesano di Milano, un corpus consistente dei lavori di don Milani: decine i bozzetti, gli studi tracciati in punta di grafite su carta, passando dalla delicatezza dei ritratti all’accuratezza autoptica dei saggi di anatomia e fisiologia. Diversi gli oli: pennellate piane e luce abbacinante per i placidi paesaggi della campagna toscana che sembrano guardare al postimpressionismo; irruenti invece i ritratti, figli della lezione degli espressionisti.

Si riconoscono, nella chioma scarmigliata e nella posa da irriverente ribelle, i tratti dell’amico Oreste Del Buono, compagno di studi e di accese discussioni; non mancano negli appunti presi dal vero i monolitici nudi della Sistina, segno di una devozione assoluta per il modello rinascimentale. Nell’esperienza giovanile del don Milani pittore si riconoscono chiaramente i segni di quello che sarà il suo carattere di adulto, la passione irresistibile e irrefrenabile per l’altro.