Marina Abramović, la nuova performance a Ginevra

2 Maggio 2014


Dalla prima volta che ha lavorato da queste parti sono passati quasi quarant’anni. All’epoca si era presentata completamente nuda, insieme al compagno Ulay, per uno degli interventi più discussi dell’eroica stagione Anni Settanta della Body Art. Oggi il suo approccio metodologico è completamente diverso, ma alla stessa maniera coinvolgente, appassionante. A modo suo, ancora, estremo. Marina Abramović torna a Ginevra per presentare la sua nuova performance.

Sono gli spazi del Centre d’Art Contemporain ad accogliere Counting the rice , esercizio collettivo che l’artista serba propone al suo pubblico dall’1 all’11 maggio, proseguendo nel solco tracciato dalle recenti esperienze nel campo di un’arte relazionale basata su pratiche meditative ed ascetiche. Ai partecipanti viene consegnato un piccolo cumulo di chicchi di riso e lenticchie: la richiesta è di separare i due cereali, contando naturalmente i chicchi bianchi e quelli neri.

Un gesto semplice, metodico, meticoloso, apparentemente banale, scarico di significato. In realtà chiave straordinaria per una catarsi interiore: perché l’azione, pur nella sua illusoria facilità, richiede una concentrazione assoluta. Spoglia la mente da ogni rumore di fondo, porta l’attenzione solo sul gesto, distruggendo la percezione del tempo. E quindi aiutando a compiere un ulteriore decisivo passo verso quell’obiettivo di raggiungimento e condivisione dell’autocoscienza che l’artista identifica come propria missione nei confronti del suo pubblico.

Teatro della performance una straordinaria costruzione firmata da Daniel Libeskind: l’archistar gioca con lo spazio del Centre creando un intreccio di banchi – sospeso tra atmosfere liturgiche e reminiscenze scolastiche – che si innesta con lucida armonia nei piani prospettici di quello fu un vecchio sito industriale. Oggi recuperato e consegnato all’arte, rinato in forma di spazio sperimentale tra i più affascinanti del Vecchio Continente.