Ischia Film Festival, premi al cinema dei luoghi

24 Giugno 2014


Cosa fa di un film un capolavoro? Certo la trama e l’impianto registico, ovviamente la recitazione e la colonna sonora. Ma a cucire tra loro i vari elementi c’è, sopra tutto e tutti, l’atmosfera. E dunque i luoghi dove le scene vengono girate: torna dal 28 giugno l’Ischia Film Festival, rassegna che da undici anni accende i riflettori sul lavoro di scenografi e direttori della fotografia. Premiando i migliori e, con loro, i cineasti che dimostrano maggiore sensibilità al tema.

Un festival dedicato alle location non poteva avere luogo in un posto banale: è il Castello Aragonese dell’isola a ospitare un’intera settimana di proiezioni serrate, con un centinaio di opere in arrivo da trenta diverse nazioni del mondo. Tra questi i più recenti lavori di Valeria Bruni Tedeschi, Edoardo Winspeare, Davide Ferrario, Rocco Papaleo; ma anche l’acclamato Nebraska  di Alex Payne, che è valso a Bruce Dern la Palma d’oro come miglior attore protagonista.

Dopo i vari Jean Sorel e Vittorio Storaro, Abel Ferrara e Pupi Avati, il rpemio alla carriera va quest’anno al regista israeliano Amos Gitai: inimitabile per il suo modo di caricare il paesaggio di tensioni e suggestioni che amplificano i toni delle trame, incombendo con inquietante distanza aumentando il pathos del dramma; oppure facendosi delicate quinte architettoniche per passaggi di grande poesia narrativa.

Il cinema come elemento attivo del territorio, da vivere lontano dallo stereotipo del corpo estraneo: l’obiettivo dell’Ischia Film Festival è quello di mostrare modelli di virtuosi e suggerire strategie di rilancio per un Paese, l’Italia, che può a pieno titolo considerarsi un set naturale. Da qui l’annuale incontro, a margine della rassegna, dedicato al concetto di cineturismo; da qui la mostra fotografica che guarda a Villeggiatura e vacanze nel cinema italiano (1953-2011) .

UN EURO UNA NEWS – Undici euro a biglietto per seimila accessi quotidiani fanno oltre seimila euro di incasso. Questi i numeri di Pompei, queste le somme che il sito perde ad ogni giorno di sciopero dei custodi: da qui, su “Corriere della Sera”, “La Stampa” e “La Repubblica” lo spazio riservato alla minaccia di Franceschini. Disposto a precettare chi si astiene dal lavoro.