Vermeer torna a casa. Riapre a L’Aia il Mauritshuis

26 Giugno 2014


Ha girato in lungo e in largo per il mondo, negli ultimi due anni. Passando da New York a Bologna, incontrando nel suo peregrinare – complessivamente – oltre due milioni di persone; ma anche per lei, ora, è finalmente giunto il momento di tornare a casa. La ragazza con l’orecchino di perla  di Jan Vermeer, opera iconica del Seicento olandese, ritrova la propria collocazione naturale: riapre a L’Aia, dopo un complesso restauro, la il Mauritshuis.

Ci sono voluti ventiquattro mesi di lavori e trenta milioni di euro perché l’architetto Hans van Heeswijk, oggi impegnato nell’ampliamento del Van Gogh Museum, riuscisse nell’intenzione di moltiplicare lo spazio espositivo del museo, arrivato oggi alla bellezza di seimilaquattrocento metri quadri, senza per questo tradire la natura di un contesto unico. Splendidamente legato alla sua fondazione secentesca e ai primi interventi di restauro avvenuti verso la metà del XVIII secolo.

Solo una porzione dei nuovi spazi viene destinata a funzioni espositive: la cosiddetta Ala Shell, riservata alle mostre temporanee – si apre con i capolavori della collezione Frick – che si affianca ai rinnovati spazi dedicati a biblioteca, caffetteria, didattica e bookshop; oltre a quelli realizzati per ospitare meeting e conferenze. Il tutto confezionato con linee minimali, nell’integrazione tra la ricchezza del preesistente e la sobria raffinatezza del design contemporaneo.

Insieme al capolavoro di Vermeer tornano al proprio posto altre opere simbolo del cosiddetto secolo d’oro dell’arte olandese. A partire da Il Cardellino  di Carel Fabritius – opera che ha ispirato l’omonimo romanzo di Donna Tartt – e arrivando alla celeberrima Lezione di anatomia  di Rembrandt, a Rubens e Van Dyck. Duecentomila le persone che ogni anno, prima del restauro, visitavano il museo: l’obiettivo? Aumentare gli accessi di un quarto.

[nella foto: il nuovo Mauritshuis © Ronald Tilleman]