Torna Manifesta: a San Pietroburgo la Biennale itinerante

25 Giugno 2014


Il compito di una Biennale d’arte? Sondare cosa accade nel mondo, registrarne le pulsioni e le energie creative; tracciando nuove mappe e nuove rotte. Missione che tutti, da Venezia a Istanbul passando per Berlino e San Paolo, esauriscono facendosi ospiti dei più interessanti artisti in circolazione. Tutti tranne Manifesta. Taglio del nastro, in queste ore, per la decima edizione dell’unica biennale internazionale itinerante, in scena quest’anno a San Pietroburgo. Scelta fortemente contestata da quanti chiedono il boicottaggio della Russia, coinvolta nel difficile braccio di ferro con l’Ucraina.

Non è la prima volta che Manifesta sceglie di misurarsi con contesti dove sono forti le tensioni sociali. Inaugura tre mesi dopo gli attentati di Madrid, nel 2004, l’edizione della rassegna che Massimiliano Gioni cura a San Sebastian, nei Paesi Baschi, dove infiamma la polemica per le accuse – infondate – mosse dal governo Aznar agli indipendentisti dell’ETA; viene addirittura cancellata, due anni più tardi, la puntata prevista nella cipriota Nicosia. Troppo esacerbato il clima tra le comunità turca e greca che si dividono la città.

Una cinquantina gli artisti che hanno scelto di accettare l’invito del tedesco Kaspar König, curatore di quest’edizione, ed esporre fino al 31 ottobre nelle sale del leggendario Museo Ermitage: tra loro firme di primissimo piano – pensiamo a Francis Alÿs e Marlene Dumas, ma anche Gehrard Richter e Susan Philipsz – come pure giovani ormai entrati a pieno titolo nel novero delle star su scala mondiale: è il caso di Ragnar Kjartansson. Attesa per il mese di ottobre la sua malinconica Sorrow Conquers Happiness , con l’artista in veste di crooner ad esibirsi nei locali della storica Vitebsk Station.

Non tradisce la sua natura fortemente politica, Manifesta. Lo fa ripescando opere storiche dell’indimenticabile Joseph Beuys, modello inarrivabile per chi fa arte relazionale e sociale; lo ribadisce nella serie di incontri e discussioni che Joanna Warsza coordina per la biennale e nell’invito all’eclettico collettivo Slavs & Tatars. Gruppo che il 28 giugno e il 1 luglio terrà una lettura performativa all’Accademia delle Scienze della città.

[nella foto: Francis Alÿs, Draft for Lada Kopeika Project, 2014. Collage con foglia d’oro, 11.5 x 13 cm. Courtesy l’artista e David Zwirner Gallery. Nuova commissione per Manifesta 10]