Da Burri a Fontana. L’arte del Boom in mostra

28 Agosto 2014


Contro i formalismi imperanti nelle accademie. Dunque contro la forma. E allora contro la norma dettata da un sistema uscito a pezzi dalla stagione del Fascismo – dell’arte di regime – e dalle tensioni del dopoguerra: gli Anni Cinquanta e i primi Anni Sessanta presentano, in Italia, la resa dei conti tra visioni diametralmente opposte. E ci consegnano firme assunte a paradigma di una delle parentesi più importanti dell’ultimo secolo.

Arrivano dalle collezioni della Galleria Civica di Modena le carte esposte fino a metà novembre a Città di Castello, preziosa testimonianza della radicale rivoluzione che ha imposto l’informale, la rottura e dunque il superamento della figura in favore di un’astrazione vibrante, dinamica, fisica. Robusta al punto da risultare quasi violenta, drammatica nelle sferzanti pennellate di Emilio Vedova come nelle forme dal fascino ancestrale di Carla Accardi.

Profeta in patria è Alberto Burri: esposti nella sua città ritroviamo sei combustioni e due preziosissimi disegni, testimonianza del processo creativo che ha guidato una delle figure più importanti del Novecento – in Italia e non solo. Ma tra i nomi importanti della mostra in terra umbra ecco anche Lucio Fontana e Piero Dorazio, Giuseppe Capogrossi, Bepi Romagnoni e Afro Basaldella.

La lezione delle avanguardie storiche viene interiorizzata nei suoi aspetti polemici, fornendo il felicissimo alibi per imporre nuovi linguaggi espressivi. Il supporto tradizionale – la tela, ma dunque anche il semplice foglio di carta – viene colpito, sfregiato, infranto da tagli e bruciature, spatolate cariche di una selvaggia energia vitale. Raccogliendo lo sfogo di generazioni tradite, ma decise a prendersi la propria rivincita.