Mostre: Rothko incontra Mondrian. Al Gemeentemuseum

19 Settembre 2014


Appartengono a generazioni diverse. E hanno condotte vite ed esperienze diametralmente opposte. Come opposti sono i risultati prodotti dalla loro ricerca, per quanto animata da presupposti in fondo non così dissimili: Mark Rothko e Piet Mondrian rappresentano due voci fuori dal coro dell’arte che scopriamo accordarsi in modo insospettabilmente armonioso. Grazie ad una mostra spettacolare, ospitata da questi giorni e fino al prossimo mese di marzo a L’Aia.

La cornice è quella, semplicemente magnifica, del Gemeentemuseum: siamo nel tempio del De Stijl, il movimento che negli Anni Trenta ha teorizzato e condotto con coerenza la propria indagine verso un astrattismo di matrice geometrica, in una sintesi di inarrivabile coerenza con le linee nette e rigorose dell’architettura del tempo. È qui che si trova la più grande collezione al mondo di opere di Mondrian; qui che arrivano, in misura significativa dalla National Gallery di Washington, una quarantina di autografi di Rothko.

Rapida ma assolutamente esaustiva la carrellata che permette di inquadrare l’evoluzione linguistica dell’artista americano, passato da una figurazione di stampo prima fauve poi surrealista alla definizione del proprio inconfondibile tratto. Grandi tele trattate con dolente empatia, pennellate stese con sofferta ritualità a scatenare sulla tela una tempesta apparentemente ordinata, misurata. In realtà furiosa e inarrestabile.

La contrapposizione tra i colori lenticolari di Rothko e quelli primari di Mondrian, tra le magnetiche suggestioni immersive del primo e quelle schiettamente lineari dell’altro tradisce allora l’eterna dicotomia tra ragione e sentimento. La necessità di trovare una risposta che vada oltre la forma, oltre la figurazione, si declina così secondo direttrici che scorrono su linee parallele. Senza mai incontrarsi, è vero. Ma in fin dei conti osservandosi, e nemmeno da troppo distante.

[nella foto: Mark Rothko, Untitled (man and two women in a pastoral setting), 1940. National Gallery Washington]