La pittura sensuale di Cecily Brown a Torino

31 Ottobre 2014


Ha una pittura sferzante, con rapidissimi tratti di pennello a costruire complesse articolazioni plastiche; componendo scene di gruppo dalla strisciante e conturbante carica erotica. C’è il corpo, una fisicità più incontenibile e irrefrenabile ma sempre delicatissima – mai esasperata nei toni della volgarità – nei dipinti di Cecily Brown, tra le più importanti artiste inglesi in attività. In Italia per una affascinante retrospettiva di metà carriera.

Una liaison quella tra Brown e l’Italia che si rinnova. Era il 2003 quando Danilo Eccher scommise su di lei, offrendole la prima personale in un museo europeo – al MACRO di Roma, di cui era all’epoca direttore –; una scommessa vinta, come dimostra lo straordinario riscontro internazionale ottenuto nel frattempo dall’artista. Che ritrova oggi Eccher alla Galleria d’Arte Moderna di Torino, teatro fino al 1 febbraio di un’indagine quanto mai puntuale e precisa.

In mostra lavori che vanno dalla fine degli Anni Novanta fino ai giorni nostri, a tratteggiare una parabola che sa restituire la sublime profondità di una seducente protagonista dell’arte. Capace di fare propria la lezione dei grandi mestri del passato, chiedendo in prestito la disperata crudezza di Francis Bacon e il senso di architettonica teatralità di El Greco e Velàzquez, la squisita introspezione di Lucian Freud e il dominio della forma di Willem de Kooning.

Sono corpi in lotta costante quelli creati da Cecily Brown: a volte gli uni contro gli altri, a volte invece contro se stessi. In un rimescolamento interiore, un dolore esistenziale che prende possesso della tela in modo gentile ma inesorabile; in una nudità fisica che è specchio fedelissimo di indicibili fragilità interiori. Fotografia dei misteriosi struggimenti che contraddistinguono l’uomo nell’epoca del post-moderno.

[nella foto:  Cecily Brown – Untitled, 2011, acquerello su carta, 35.9 x 50.8 cm. Courtesy dell’artista e Gagosian Gallery. Immagine © Cecily Brown. Courtesy Gagosian Gallery. Foto Robert McKeever]