L’epopea della Magnum. Alle origini del reportage

9 Dicembre 2014


Tutto nasce al ristorante del MoMA, seduti attorno a un tavolo che sorregge generose bottiglie di champagne. Formato extralarge, considerato che i commensali non sono pochi: da qui la scelta di battezzare la nuova avventura Magnum, proprio in onore alla quantità di vino usata per festeggiare! È il 1947 quando a New York prende formalmente vita l’agenzia di reporter che avrebbe cambiato la storia dell’informazione.

Appuntamento al Museo del Violino di Cremona, fino al prossimo 8 febbraio, per la mostra che racconta come tutto ebbe inizio, quali furono le innovazioni metodologiche e di approccio alla notizia che fotografi come Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, George Rodger e David Seymour introdussero sulla scena internazionale. Un evento che si concentra in modo organico e completo sul loro modo di lavorare, senza limitarsi a un greatest hits  di immagini iconiche, semmai ragionando sulla complessità di ogni singolo progetto.

In apertura un focus sul pregresso, cioè su quanto raccolto da Robert Capa ai tempi della Guerra Civile spagnola: la sua capacità di documentare un momento storico in modo articolato, raccontando di fatto una storia fatta di volti, voci, espressioni, eventi, occasioni è alla base della scelta di svincolarsi dalle consuetudini e formare un gruppo di professionisti che sapesse calarsi con empatia nel cuore dell’azione.

Centodieci le immagini presentate a Cremona, a osservare da vicino i primissimi colpi messi a segno dalla neonata agenzia. Incontriamo allora nuovamente Capa, questa volta impegnato a raccontare la formazione dello Stato di Israele; e poi Henri Cartier-Bresson, in India per il funerale del Mahatma Gandhi. Con George Rodgers ci spingiamo nell’Africa più misteriosa, alla ricerca di tribù dimenticate; mentre David Seymour si misura senza filtri con l’Europa del dopoguerra. Affrontando il dramma deli orfani di guerra.