La Berlino degli anni Ottanta. Vista da Bobo

24 Febbraio 2015

Sergio Staino, Cafe Kranzler, Kurfurstendamm

Da anni, siamo abituati a vederlo sulle pagine della stampa italiana. Le sue dichiarazioni ci fanno riflettere, a volte arrabbiare; più spesso, ci strappano un sorriso amaro. Non stiamo parlando di una figura politica o intellettuale del nostro Paese, o meglio: non si tratta di un personaggio in carne e ossa. Il barbuto Bobo deve la sua esistenza alla mano di Sergio Staino, che dagli anni Settanta affida a questo alter ego scanzonato e ironico molti dei suoi pensieri.

Per una volta, il disegnatore e il suo personaggio più famoso si sono concessi un fuori programma, trasferendosi alla Wunderkammer della GAM di Torino. Lo spazio stesso, generalmente dedicato alla valorizzazione dei fondi grafici del museo, conosce un temporaneo strappo alla regola per ospitare un diario di viaggio in forma grafica.

La mostra Sergio Staino. Un racconto di Berlino, 1981 presenta infatti al pubblico i disegni realizzati dall’autore in unico anno: quello in cui lo storico dell’arte Detlef Heikamp ha invitato Sergio Staino a visitare la metropoli tedesca, dopo averne visto una vignetta pubblicata in Germania.

L’esplorazione della città, densa di fascino come di contraddizioni, viene naturalmente condotta da Staino per il tramite di Bobo. In tutti i disegni troviamo così la sua inequivocabile figura, caricatura affettuosa dell’italiano medio borghese di sinistra, mentre osserva le vestigia del comunismo dell’Est Europa o i grandi cantieri architettonici, che di lì a poco cambieranno il volto di una Berlino già visivamente contrastata.

Come ha raccontato lo stesso Staino, “Ogni angolo era una scoperta, una sorpresa, una suggestione”. Merito, soprattutto, della capacità unica che ha questa città di far coesistere così tanti stili di vita, individuali e collettivi. Non sorprende quindi vedere Bobo spesso spaesato, in diverse vignette dove cerca di ambientarsi tra berlinesi a loro volta scombussolati dalle trasformazioni in atto. Degno rappresentante di una generazione in bilico tra nostalgia e spinte utopiche, Bobo guarderà a Berlino come ha sempre fatto con il Bel Paese: con ironia e buonsenso, ricordando che anche gli ideali hanno bisogno di essere sottoposti a critica per concretizzarsi al meglio.