Quando il Guggenheim scoprì Kandinsky

3 Agosto 2015


Sino alla primavera 2016, il Guggenheim Museum di New York presenta al pubblico una selezione di opere di Vasily Kandinsky, l’artista che all’alba del Novecento fu uno degli iniziatori e dei teorici dell’astrattismo, con il suo primo Acquarello astratto e il saggio di estetica Lo spirituale nell’arte, pubblicato a Monaco nel 1911.

Il museo newyorkese ha da sempre avuto un legame speciale con Kandinsky, considerato che Hilla von Rebay, co-fondatrice e prima direttrice del Solomon R. Guggenheim Museum, iniziò nel 1937 a costruire la collezione del nuovo museo proprio prediligendo l’arte non figurativa e, in particolare, la pittura astratta dell’artista russo.
Ne era rimasta affascinata nel 1930, in occasione di una visita al suo studio al Bauhaus, in Germania, in compagnia di Guggenheim e di sua moglie, già estimatori da qualche anno della sua ricerca artistica.

Da allora, il museo ha raccolto più di 150 opere di Kandinsky, appartenenti a diversi periodi della sua produzione. Una parte è ora esposta nelle sale del museo firmato da Frank Lloyd Wright, in omaggio all’artista che liberò il segno e il colore dalla figurazione e che paragonò la pittura a una composizione musicale, capace di toccare le corde dell’anima.

La mostra percorre l’evoluzione estetica e l’esistenza di Kandinsky, dagli anni all’Accademia di Monaco, all’inizio del secolo, al suo primo soggiorno parigino; dal ritorno nella nativa Mosca a seguito dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, all’esperienza in Germania come insegnante al Bauhaus, sino agli ultimi anni della sua vita in Francia, dove morì nel 1944.

[Immagine in apertura: Vasily Kandinsky, Improvisation 28 [zweite Fassung], 1912, olio su tela, 111.4 x 162.1 cm, Solomon R. Guggenheim Museum, New York]