Ricordando Mallarmé, poeta maledetto

9 Settembre 2015

Édouard Manet, Ritratto di Stéphane Mallarmé, 1876

Era il 9 settembre 1898 quando Stéphane Étienne Mallarmé morì nella cittadina di Vulaines-sur-Seine, nell’Île-de-France. Il poeta, scrittore e drammaturgo francese aveva 56 anni. Il giorno prima della sua dipartita, aveva chiesto alla moglie e alla figlia di distruggere i suoi scritti, ma per nostra fortuna la sua richiesta rimase inascoltata. Impossibile infatti immaginare il corso della storia della letteratura, se il capitolo scritto da uno dei più grandi esponenti della poesia simbolista francese fosse andato perduto.

Stéphane Mallarmé era nato a Parigi nel 1842, dove da ragazzo scoprì i testi di Victor Hugo, Théodore de Banville, Théophile Gautier e soprattutto Charles Baudelaire, che gli ispirarono i suoi primi poemi.
Nel 1862 si trasferisce a Londra e inizia a insegnare inglese, senza trascurare la sua produzione letteraria. È tra il 1865 e il 1867 che compone Il pomeriggio di un fauno, il famoso poema in 110 versi, considerato uno dei capolavori del simbolismo francese.

Dal 1871, Parigi torna a essere la sua casa. Qui ha occasione di incontrare e frequentare tanti esponenti della vita intellettuale e artistica del tempo: Arthur Rimbaud, Édouard Manet – che lo ritrarrà nel 1876, come si vede nell’immagine in aperturae Paul Verlaine. Fu quest’ultimo che fece passare Stéphane Mallarmé alla storia come uno dei poeti maledetti, nel suo omonimo saggio del 1884.