Il piacere della cucina, nell’arte giapponese

18 Gennaio 2016

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Dalle suppellettili per la preparazione del cibo, all’immagine degli dei protettori di raccolti e pesche in mare: ben oltre la famosa cerimonia del té, tutta la cucina in Giappone era sinonimo di un sentire profondo, di rispetto per le risorse naturali e del loro grande apprezzamento estetico, attraverso tutti i sensi.

A dimostrare – e mostrare, letteralmente – la bellezza di riti e tradizioni nipponiche, una mostra in corso al Museo d’arte orientale Edoardo Chiossone di Genova.
L’esposizione Tabemono No Bi bellezza, gusto e immagine della tavola giapponese, aperta fino al prossimo 25 giugno, ricostruisce non soltanto la tradizionale alimentazione nell’antichità, ma soprattutto quell’insieme di credenze (a cominciare da quelle religione dello Shintō e del Buddhismo) che rendevano i pasti un atto altamente simbolico.

Non è un caso, infatti, che la cucina giapponese (washoku) sia stata dichiarata Patrimonio Intangibile dell’Umanità da parte dell’UNESCO: equilibrata non solo a livello nutritivo ma nell’approccio stesso al cibo, essa rappresenta tuttora un inestimabile contributo allo sviluppo del benessere umano, fisico e psichico.

La delicata bellezza di quello che era a tutti gli effetti un rituale, la cui portata superava la pura esigenza fisiologica, è testimoniata a Genova da 150 opere appartenenti alle collezioni del Museo: dalle stampe policrome propiziatorie, ai raffinati servizi da tavola in porcellana, davanti ai visitatori si dispiega un apparato di immagini e oggetti concepito per assaporare al meglio i piaceri legati al cibo, anche prima di gustarne lo squisito sapore.