Il telefono incandescente di Doug Aitken

5 Febbraio 2016

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In mostra a Oslo (Norvegia) presso la Peder Lung Gallery, l’ultima installazione di Doug Aitken si può a buon diritto definire “incandescente”: Twilight riproduce un telefono pubblico, un oggetto proprio dell’immaginario colletivo e che – dopo l’avvento dei telefoni cellulari – è ormai anche un’immagine passatista; questo telefono, al contrario, sembra addirittura vivere di vita propria.

L’artista ha catturato la sua essenza, sublimandone la funzione di veicolo e canale d’informazioni. Il dialogo diventa punto d’intersezione tra opera e spettatore: la cabina respira attraverso pulsazioni di luce traslucide, nella monocromia di un polimero biancastro come una protesi sintetica.
In Twilight la comunicazione si fa scultura: alla “morte” dell’oggetto viene applicata la dinamicità di una luce modulare, in un allestimento minimale, che inevitabilmente costringe lo spettatore a concentrarsi sull’opera e accogliere suggestioni – e riflessioni – profonde sulla natura delle relazioni tra le persone, sulle convenzioni del linguaggio che fanno da filtro nel vivere quotidiano, sulla capacità dell’individuo moderno di comunicare con se stesso nello spazio simbolico della sua mente.