I clown tristi di Ugo Rondinone

14 Febbraio 2016


Quello di Ugo Rondinone non è un clown tragico – non allo stesso livello dei Pagliacci di Leoncavallo, almeno – ma, ugualmente, l’artista svizzero ha portato a Rotterdam, presso il Museo Boijmans Van Beuningen, una figura anormale per definizione, che tanti artisti hanno eletto a proprio alter ego a partire dall’Ottocento.

Le 45 sculture a grandezza umana variamente atteggiate sono il vero punto forte della prima monografica olandese di Ugo Rondinone, che fino a maggio espone il proprio Vocabulary of Solitude: mangiano o annusano, dormono o camminano, a volte semplicemente respirano o sono; ciascun clown è colto in un atto specifico – cui si rifa il titolo dell’opera – e rappresenta un momento di una giornata-tipo in solitaria, scandita da azioni (anche le meno nobili) che chiunque si trova a compiere in 24 ore.

Ad accompagnare i clown, ma soprattutto gli spettatori che al Boijmans si ritrovano a rivivere indirettamente – e con sensibilità aumentata – l’ABC della vita quotidiana, una serie di lavori di Rondinone ispirati allo spettro luminoso dell’arcobaleno. Scarpe gigantesche appese per i lacci al muro, candele e quadranti di orologi, mandala semicircolari e un’allegra – questa per davvero – opera collettiva, che introduce al grande spazio delle Bodon Galleries: circa tremila disegni di arcobaleni sono giunte in risposta a un appello videoregistrato di Rondinone e trasmesso sulle reti locali, cui i bambini di Rotterdam e dintorni hanno reagito inviando le proprie raffigurazioni.

[Immagine in apertura: photo by di Caterina Porcellini]