L’Arte Povera di Giovanni Anselmo, al Castello di Rivoli

8 Aprile 2016

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Mentre la mano indica,
 la luce focalizza,
 nella gravitazione universale si interferisce, la terra si orienta,
 le stelle si avvicinano di una spanna in più… è il titolo della grande mostra che il Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea dedica a Giovanni Anselmo. Classe 1934, l’artista di origine piemontese esordì nella seconda metà degli anni Sessanta nell’Arte povera.

Nel Castello è intervenuto compiendo un gesto radicale: ha infatti lasciato vuoti – almeno a prima vista – gli spazi vasti della Manica Lunga.
Operando, fin dall’inizio della carriera, in una ricerca tesa a esaltare il dialogo fra visibile e invisibile, con questa scelta Anselmo ha inteso riportare al centro il valore dell’essenzialità, sia nell’arte sia nella vita, in un’epoca sovraccarica di immagini e prodotti, come quella corrente.

Gli interventi visibili sono elementi naturali e prodotti di origine industriale, in apparenza semplici: proiettori di luce, aghi magnetici, pietre di granito, fotografie, terra e porzioni di colore oltremare.
Sfuggono poi alla vista del visitatore, pur essendo comunque presenti, altre istanze che rientrano nella poetica dell’artista, come i campi magnetici, la forza gravitazionale, lo spazio in cui ci si trova e in cui ci si orienta.

Oltre alla Manica Lunga, il percorso espositivo si estende al secondo piano del Castello, dove Anselmo ha allestito opere appartenenti alla Collezione permanente, tra cui Neon nel cemento (1967-1969) e Respiro (1969), quest’ultima composta da due travi in ferro e una spugna marina che vive dell’energia liberata dall’incontro tra i due materiali.
Alla mostra sono associati la pubblicazione di un catalogo scientifico, la riedizione del raro libro d’artista Leggere (1971-1972) e un ciclo di incontri di approfondimento a cura di Marianna Vecellio.