A New York, gli ‘smascheramenti’ di Beatrice Scaccia

3 Maggio 2016

Call the Bluff 3, Beatrice Scaccia, 2016, pencil, oil, gesso, wax on paper, 60x44 in | 152x111 cm. Courtesy: the artist

Sono gesti, rituali, narrazioni e figure senza apparente identità, i protagonisti di Call the Bluff, la mostra dell’artista italiana Beatrice Scaccia in apertura alla Cara Gallery di New York il 5 maggio prossimo.
Classe 1978, originaria di una cittadina del Centro Italia, la Scaccia da tempo indaga il tema delle azioni casuali e ripetitive, caratteristiche delle manifestazioni esistenziali.

In questa personale presenta opere in grafite, gesso, cera su carta o interventi su tavola, alcuni dei quali mai mostrati in pubblico prima. Trasferitasi nella Grande Mela nel 2011, con all’attivo un’esperienza professionale come pittrice presso lo studio di Jeff Koons ed esposizioni in contesti internazionali, l’artista delinea attraverso il progetto Call the Bluff –  tradotto in italiano come “smascherare” – un’umanità colta in uno stato di sospensione o di incompletezza, rivelando nella definizione delle figure umane echi di temi rinascimentali e tardo-settecenteschi.