La tradizione secondo Ai Weiwei, a Vienna

16 Luglio 2016

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Costantemente al centro dell’attenzione di media e pubblico, l’artista cinese Ai Weiwei è protagonista di un’intensa rassegna inaugurata a Vienna da pochi giorni. Translocation-transformation è il titolo della mostra ospitata negli ambienti del museo 21er Haus fino al prossimo 20 novembre, destinata a far parlare di sé a lungo.

La ragione è evidente: il cuore della sede espositiva viennese è interamente occupato dalla ricostruzione di un antico tempio della dinastia Ming, acquistato e ora ricostruito da Ai Weiwei in un luogo dotato di una storia altrettanto affascinante. L’edificio che oggi ospita il museo d’arte contemporanea viennese fu concepito in origine come padiglione temporaneo per l’Expo di Brussels e poi adibito a una nuova funzione. Dimostrando che non tutto è destinato a esaurirsi e spegnersi e che la trasformazione, spesso, è un’opportunità.

Alto 14 metri e composto di 1300 elementi in legno, l’imponente tempio non è l’unica opera ad attirare l’attenzione. A terra, infatti, trova posto Spouts, un vero e proprio tappeto di frammenti di teiere, a riprova del profondo lavoro compiuto dall’artista sul tema della tradizione e della memoria.

La stessa riflessione emerge anche dalle sculture che animano il Giardino del Belvedere, una serie di teste bronzee dalle sembianze zoomorfe, legate alla violenta distruzione, da parte dalle truppe inglesi e francesi, della fontana-orologio dell’Antico Palazzo d’Estate di Pechino, nel 1860.
Corsi e ricorsi storici, che sembrano pervadere anche la sorprendente installazione galleggiante nello stagno del Belvedere: una gigantesca “F”, composta di giubbotti di salvataggio, così simili a quelli apparsi sulla facciata di Palazzo Strozzi, a Firenze, per opera dello stesso Ai Weiwei.