Il fascino dell’autoritratto. Da Rembrandt ad Ai Weiwei

23 Agosto 2016

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Sono tante e ugualmente valide, le ragioni che da sempre spingono gli artisti a ritrarre se stessi: dalla dimostrazione del proprio talento alla realizzazione di un “biglietto da visita” indirizzato a eventuali committenti, l’autoritratto è un terreno su cui gli autori di tutti i tempi hanno mosso i loro passi, ottenendo spesso risultati eccezionali.

Fino al 16 ottobre, le National Galleries of Scotland dedicano a un argomento così dibattuto una rassegna ben studiata. Facing the World | Self-Portraits Rembrandt to Ai Weiwei accompagna il pubblico alle radici di un tema affascinante, ripercorrendo le sue evoluzioni attraverso sei secoli di storia dell’arte.
Rembrandt, Munch, Matisse, Warhol, Marina Abramovic e Tracey Emin sono solo alcuni degli autori riuniti nell’ambito dell’esposizione scozzese che, strutturata in nuclei tematici, mette in luce le molte sfumature di un genere capace di mantenere intatta la sua attualità, tra passato e presente.

Dalla pittura alla fotografia fino al contemporaneo Instagram, gli artisti si sono affidati a tecniche differenti per calarsi in composizioni altrettanto variegate. Se ritrarre se stessi al lavoro può rappresentare una buona opportunità di promuovere il proprio talento, includere anche amici e familiari ha costituito, soprattutto in epoca ottocentesca, un richiamo alla dimensione sociale dell’artista e della sua cerchia. Spesso inclini a raffigurarsi all’interno delle proprie opere – uno degli esempi più noti è La Scuola di Atene di Raffaello –, gli artisti usano il corpo come immediata espressione della loro individualità, lasciando una traccia indelebile del proprio passaggio.