Buddhismo e scultura. Il Giappone in mostra a Roma

4 Agosto 2016


L’estate romana è all’insegna dell’Oriente, grazie alla mostra allestita nella sale delle Scuderie del Quirinale fino al 4 settembre. Come recita il titolo – Capolavori della scultura buddhista giapponese – l’esposizione affronta un interessante capitolo della storia del Sol Levante, raccogliendo nella Capitale una serie di capolavori scultorei senza tempo.

Ventuno opere summe, databili fra il periodo Asuka (VII-VIII secolo) e il periodo Kamakura (1185-1333), raggiungono l’Italia per la prima volta, nonostante la non facile trasportabilità che le caratterizza. Considerate come immagini di culto, queste sculture consentono un accesso limitato anche in Giappone, poiché conservate nella semioscurità di santuari e templi o nelle collezioni dei grandi musei locali.

La scultura buddhista, insieme alla scrittura e ai relativi insegnamenti, fu introdotta in Giappone dalla Cina tra il VI e il VII secolo, assumendo connotazioni via via più originali, sia nello stile sia nei temi, e raggiungendo il suo culmine nel tardo periodo Heian, quando la corte imperiale di Kyoto ne esaltò la grazia attraverso l’uso del legno. La vittoria del potere militare sulla corte, a partire dall’epoca Kamakura, sancì l’affermarsi di una scultura realistica e vigorosa, in linea con la filosofia legata al buddhismo zen che si stava affermando.

Emblemi di una profonda ricerca spirituale alla base dell’estetica giapponese, le opere esposte rappresentano scuole di buddhismo e insegnamenti differenti e sono connesse a specifiche funzioni rituali e allo stile del tempio in cui trovano dimora. Ogni scultura evoca sentimenti e stati di consapevolezza diversi, come la meditazione e l’azione, l’ira e la quiete, la paura e la comprensione, innescando un intenso dialogo con il pubblico occidentale.

[Immagine in apertura: Kōsei, Taizan Fukun, periodo Kamakura, 1237, legno dipinto, altezza 124 cm. Tōdaiji, Nara, importante proprietà culturale]