I bambini nel cinema, da Truffaut all’animazione in stop-motion

12 Novembre 2016


La tecnica dello stop-motion conferma, ancora una volta, tutto il suo fascino. Basata su alto tasso di creatività e impegno artigianale, questa pratica – frutto del montaggio in sequenza di scatti con protagonisti modellini e piccoli oggetti – ha permesso la realizzazione di La mia vita di Zucchina, in arrivo nelle sale cinematografiche nostrane.

Adattato da un romanzo di Gilles Paris, il film d’animazione può contare sulla regia di Claude Barras e sulla sceneggiatura di Céline Sciamma, già autrice degli acclamati Tomboy e Diamante Nero. Divertente e delicata, la pellicola narra la storia del piccolo Courgette, un bambino di 9 anni che, rimasto senza genitori, va a vivere in un orfanotrofio.

Qui il bimbo dovrà fare i conti con una nuova famiglia e con nuovi affetti, che gli consentiranno di vivere un’importante esperienza di crescita, circondato da altri suoi coetanei e da un clima protettivo rispetto alla durezza del mondo adulto. Applauditissimo a Cannes e insignito di alcuni riconoscimenti internazionali, il film, prossimo al debutto in Italia, richiama alla mente una colonna portante del cinema novecentesco, I 400 colpi di Truffaut.

Interpellato sull’argomento, tuttavia, il regista ha sottolineato: “Rispetto a ‘I 400 colpi’, c’è un’inversione nel modo di raccontare la società. All’epoca, anche se la famiglia poteva essere complicata, era comunque l’unico luogo in cui si poteva vivere bene, mentre l’orfanotrofio era un ambiente difficile. Qui invece l’orfanotrofio diventa uno spazio in cui i bambini possono rifugiarsi e proteggersi dagli adulti che li maltrattano”.