Il discorso di Bob Dylan alla cerimonia dei Nobel

11 Dicembre 2016

Bob-Dylan

Assente eccellente – come ampiamente annunciato – alla cerimonia che è si tenuta a Stoccolma per il conferimento del Premio Nobel per la Letteratura, Bob Dylan non ha rinunciato a essere presente – a modo suo – all’appuntamento. Sul palcoscenico dell’Accademia svedese, ha lasciato che fossero le sue parole – le stesse cui deve il prestigioso riconoscimento – a farsi portatrici del suo stato d’animo in questo momento.

Affidato all’ambasciatrice americana in Svezia, Azita Raji, il discorso con cui Bob Dylan ha ringraziato per l’inaspettato Nobel combina attestazioni di stima con le scuse per la mancata presenza di persona. “Essere premiato con il Nobel per la Letteratura è una cosa che non avrei mai immaginato o previsto nella mia vita“, ha scritto l’artista. “Fin da piccolo ho avuto familiarità, leggendo e assorbendole, con le opere di coloro che sono stati ritenuti degni di tale titolo: Kipling, Shaw, Thomas Mann, Pearl Buck, Albert Camus, Hemingway. Questi giganti della letteratura, i cui lavori sono insegnati nelle scuole, conservate nelle biblioteche di tutto il mondo, e nei confronti dei quali si parla con tono di riverenza, hanno sempre suscitato in me una profonda impressione. Mi lascia davvero senza parole che io ora mi unisca a un elenco del genere.”

Ripercorrendo a grandi linea la propria carriera, Bob Dylan si è soffermato sugli esordi, ricordando: “Quando ho iniziato a scrivere canzoni, da adolescente, e anche quando ho iniziato a raggiungere una certa fama per le mie capacità, le mie aspirazioni per queste canzoni non si spingevano molto lontano“. I sogni del giovane Dylan, insomma, si attenevano alla sfera musicale: “Se pensavo veramente in grande, forse avrei potuto immaginare di incidere un disco e poi ascoltare le mie canzoni alla radio. Era questo il vero grande riconoscimento nella mia mente.”

Questo non significa però che il Nobel lo lasci indifferente, anzi: “C’è una cosa che devo dire. Come interprete ho suonato per 50.000 persone e per 50 persone e posso dirvi che è più difficile suonare davanti a 50 persone. 50.000 persone hanno una sola identità, non è così nel caso di 50. Ogni persona ha un’individualità, un’identità separata, è un mondo a parte. Il fatto che il comitato che assegna il Nobel sia così ridotto ha molto valore per me.”