I ruggenti anni italiani dell’Art Déco protagonisti a Forlì

10 Febbraio 2017


Dopo l’appuntamento dedicato al Liberty, Forlì conferma il proprio interesse verso i primi decenni del Novecento con la mostra Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia, in programma fino al 18 giugno 2017 presso i Musei San Domenico.
Attraverso arredi, ceramiche, vetri, metalli lavorati, tessuti, bronzi, stucchi, gioielli, argenti, abiti e prototipi industriale, tutti realizzati tra il 1919 e il 1929, l’esposizione riaccende i riflettori su uno stile che godette di successo e ampia diffusione anche in Europa e negli Stati Uniti.
Il percorso espositivo – curato da Valerio Terraroli, con la collaborazione di Claudia Casali e Stefania Cretella e la direzione di Gianfranco Brunelli – si concentra sulla parabola italiana, svelandone le pressoché infinite declinazioni nelle arti decorativi, nella moda, nell’architettura, nel costume e della progettazione in senso ampio.

Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia è la prima esposizione di questa natura organizzata nel nostro Paese. Con 400 opere esposte intende rivelare il livello qualitativo, l’originalità e l’importanza rivestita dalle arti decorative e da quelle figurative – pittura e scultura in primis – nel successo di questa corrente.
Nelle 16 sezioni espositive convergono quindi opere di Galileo Chini, pittore e ceramista, affiancato da grandi maestri come Vittorio Zecchin e Guido Andloviz, che furono ispirati da Klimt e alla Secessione viennese. In mostra anche i dipinti dei maestri faentini Domenico Rambelli, Francesco Nonni e Pietro Melandri, le invenzioni del secondo futurismo di Fortunato Depero e Tullio Mazzotti, oltre ad alcuni lavori di Severini, Casorati, Martini, Cagnaccio di San Pietro, Bocchi, Bonazza, Timmel, Bucci, Marchig e Oppi.
Una speciale attenzione è dedicata alle straordinarie collezioni della Richard-Ginori firmate dall’architetto Gio Ponti, unite a testimonianze analoghe provenienti da Francia, Austria e Germania.

La ricchezza dell’inventiva degli anni Venti raggiunse il proprio apice attraverso questo stile, caratterizzato da contaminazioni di impronta moderna combinate con atmosfere legate al mondo mediterraneo, a echi persiani, giapponesi, africani e ad altre suggestioni. La mostra dà visibilità della straordinaria produzione di quel decennio, che trovò manifestazione anche negli impianti di illuminazione di Martinuzzi, di Venini e della Fontana Arte di Pietro Chiesa, nelle ceramiche di Giovanni Gariboldi e nelle sculture di Adolfo Wildt, Arturo Martini, Sirio Tofanari e Libero Andreotti; nelle statuine Lenci, nelle oreficerie bizantine di Ravasco, negli argenti dei Finzi, negli arredi di Buzzi, Ponti, Lancia, Portaluppi, nelle sete preziose di Ravasi, Ratti e Fortuny, negli arazzi in panno di Depero. Uno straordinario affresco creativo che gettò le basi per la nascita del design e del Made in Italy e che promette di evocare uno stile di vita eclettico, mondano, internazionale.

[Immagine in apertura: Mario Cavaglieri, Piccola russa, 1919-20, olio su tela. Collezione privata]