Nuoro, la fotografia di Berenice Abbott conquista il MAN

16 Febbraio 2017


Scomparsa nel 1991, la statunitense Berenice Abbott è una delle più originali e controverse protagoniste della storia fotografica del Novecento. Per la prima volta, un museo italiano – il MAN di Nuoro – le dedica una dettagliata antologica, la terza del grande ciclo sulla street photography promosso dall’istituzione sarda. Curata da Anne Morin, la mostra – aperta fino al 21 maggio – propone una selezione di 82 stampe originali, realizzate tra la metà degli anni Venti e i primi anni Sessanta, e materiale documentario proveniente dall’archivio dell’artista. Il percorso espositivo si articola in tre sezioni tematiche – Ritratti; New YorkFotografie scientifiche – per dare evidenza dell’ampiezza della sua attività.

Originaria dell’Ohio – dove nacque nel 1898 – Berenice Abbott si formò in scultura a New York. Nell’effervescente contesto della metropoli, si avvicinò al Dadaismo, entrando in contatto con Marcel Duchamp e soprattutto con Man Ray: per lui lavorò come assistente a Parigi, tra il 1923 e il 1926. Tuttavia, fu l’apertura del suo laboratorio di fotografia a permetterle di stringere i rapporti con intellettuali influenti e artiste in particolare – tra loro Jane Heap, Sylvia Beach, Eugene Murat, Janet Flanner, Djuna Barnes, Betty Parson –per poi esporre i propri ritratti nella galleria Le Sacre du Printemps.

La successiva conoscenza con il fotografo francese Eugène Atget rappresentò il punto di svolta della sua carriera: da quel momento in poi si concentrò, in prevalenza, sul racconto per immagini di New York. Alla città, alla sua architettura, all’avvento dei grattacieli, ai cambiamenti seguiti alla Grande Depressione del 1929 dedicò il libro Changing New York del 1939, tra i più celebri della storia della fotografia del Novecento. Nel decennio successivo, divenne picture editor per la rivista Science Illustrated, estendendo così ulteriormente il proprio raggio d’azione.