Los Angeles scopre l’universo dei tappeti d’artista

20 Marzo 2017


Sono 12 gli artisti internazionali selezionati nell’ambito della mostra The Interior and The Carpet, al via il 22 marzo prossimo al Pacific Design Center di Los Angeles. All’interno della struttura progettata dall’architetto argentino Cesar Pelli, i riflettori saranno puntati sugli straordinari esemplari di tappeti d’artista ideati da Alan Belcher, Walter Dahn, Jirí Georg Dokoupil, Liam Gillick, Ilya ed Emilia Kabakov, Joseph Kosuth, Ken Lum, Jonathan Monk, Peter Nagy, Julião Sarmento, Rob Scholte, Rosemarie Trockel e Heimo Zobernig.
The Interior and The Carpet si svolge in contemporanea con l’evento annuale dedicato al design industriale all’interno del Pacific Design Center, istituzione di punta e punto di rivestimento in tutti i campi del design per la West Coast statunitense.

Tra i tappeti di maggiore prestigio esposti, si segnala Remarks on the Foundation of Mathematics, opera dell’artista americano Joseph Kosuth datata 2015. Questo modello, intrecciato a mano nella capitale nepalese Kathmandu, lega la propria realizzazione a un’opera di filosofia della matematica pubblicato scritta da Ludwig Wittgenstein, pubblicata nel 1956. Per il modello firmato da Ken Lum, dal titolo The Path from Shallow Love to Deeper Love, sempre del 2015, il riferimento figurativo è stato invece un antico pattern decorativo greco-romano, che simboleggia l’infinito.
Nell’intero percorso espositivo della mostra non mancano quindi i richiami tra vari universi, visivi e formali, e gli esempi frutto di una ricerca specifica sui materiali. Possiede una matrice marcatamente architettonica il tappeto dal titolo Blocks, del 2016, opera di Julião Sarmento (nella foto in apertura). Questo esemplare, infatti, si basa sui blocchetti di costruzione di un insieme architettonico e trasferisce nella ricerca tessile l’interesse per le architetture concettuali che solitamente l’artista manifesta nei suoi dipinti.

Aperta fino al 23 giugno 2017, l’esposizione ricorrere la vicenda produttiva della società Equator Production, sorta a metà degli anni Ottanta per volontà di Petra e Ranbir Singh e dell’impresario d’arte Reiner Opokututti. Tra sperimentazione materica e arditezza formale, i modelli in mostra, tutti in tiratura limitata, sono in molti casi frutto della sapienza artigianale delle maestranze tessili del Nepal, tra le più abili al mondo in questa antica arte.