L’opera di Anton Van Dyck si racconta al Museo di Capodimonte

11 Maggio 2017


È il cuore della comunicazione museale raccontare le singole opere d’arte presenti nel museo e ripercorrere così il mondo a cui appartenevano“: questa l’affermazione con cui Sylvain Bellenger, Direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, ha scelto di introdurre un nuovo programma di appuntamenti ospitati all’interno della nota istituzione culturale partenopea.
Sotto la denominazione L’Opera si racconta sono infatti compresi una serie di incontri finalizzati alla scoperta delle tante narrazioni legate alla opere della collezione museale permanente, “storie di uomini e donne, luoghi e aneddoti, segreti del mestiere che attendono soltanto di essere raccontate“, come recita il claim del ciclo.

Per avviare questo ambizioso percorso, nel corso della mattinata di giovedì 11 maggio, proprio Sylvain Bellenger ha presentato l’opera Cristo in Croce del pittore fiammingo Anton Van Dyck. L’artista, originario di Anversa, intraprese la carriera da giovanissimo e già a 17 anni gestiva un suo studio.
Eseguito tra il 1621 ed il 1625 circa, questo olio su tela costituisce una toccante raffigurazione del momento culminante dell’agonia. A rendere particolarmente intensa la scena, oltre alla drammaticità della scena, contribuisce la particolare ambientazione scelta dal grande pittore. Dietro alla croce, infatti, il cielo si mostra scuro e turbolento, con riflessi dorati che lo accendo in alcuni punti, secondo modalità tipiche del pittoricismo fiammingo.

Spostandosi dalla sua terra d’origine e prima di raggiungere l’Inghilterra, Van Dyck operò in Italia a partire dal 1621, conquistandosi un posto di riguardo come ritrattista di punta per l’aristocrazia del tempo. Nei 6 anni della sua permanenza, dopo aver fissato la propria “base” a Genova, il raffinato colorista viene richiesto nei maggiori centri artistici d’Italia e si sposta a Roma, Venezia, Torino e Palermo.

In occasione di questa speciale esposizione, il suo Cristo in Croce è posto in relazione con disegni e incisioni, sempre relativi ai più drammatici episodi della narrazione evangelica. Oltre a un’altra opera dello stesso Van Dyck – Elevazione della croce – nell’allestimento curato da Mariolina Cilurzo e Laura Duquesne sono presenti un’opera di Belisario Corenzio, la Crocifissione di Dürer, la Deposizione attribuita a Perin del Vaga e la Pietà, attribuita a Marco Pino.

Ulteriori appuntamenti saranno ospitati nella cornice del Museo di Capodimonte, con esposizioni di capolavori conosciuti ma anche di opere poco note o in deposito, accompagnate da racconti in grado di sollecitare l’interesse di un pubblico anche non specialista.