Tutti i premiati della Biennale d’Arte di Venezia

13 Maggio 2017


Inaugurata al pubblico sabato 13 maggio, la 57esima Biennale d’Arte di Venezia ha comunicato al mondo i nomi dei suoi vincitori durante la premiazione andata in scena nella sede di Ca’ Giustinian. Diretta da Christine Macel e intitolata Viva Arte Viva, la kermesse sta catalizzando l’interesse di appassionati e addetti ai lavori grazie a un taglio curatoriale che riporta l’attenzione sul gesto dell’artista.

Dopo il già annunciato Leone d’oro alla carriera tributato a Carolee Schneemann, la giuria composta da Manuel J. Borja-Villel, Francesca Alfano Miglietti, Amy Cheng, Ntone Edjabe e Mark Godfrey ha insignito la Germania del Leone d’oro per la miglior Partecipazione Nazionale, premiando così il lavoro di Anne Imhof, un’installazione – basata su una performance – ben radicata nelle incerte atmosfere del presente e nelle sue inquietudini.

Il Leone d’oro per il migliore artista della mostra Viva Arte Viva è andato a Franz Erhard Walther, “per un lavoro che mette insieme forme, colore, tessuti, scultura, performance e che stimola e attiva lo spettatore in un modo coinvolgente”. Si è invece aggiudicato il Leone d’argento come giovane artista promettente Hassan Kahn con la sua Composition for a Public Park, un’opera capace di creare “un’esperienza coinvolgente che intreccia in modo splendido politica e poetica”.

Sul fronte delle menzioni speciali, si è distinto il Brasile, rappresentato da Cinthia Marcelle, “per un’installazione che crea uno spazio enigmatico e instabile in cui non ci si può sentire sicuri”. Due, invece, le menzioni attribuite agli artisti: Charles Atlas, “per due video di grande splendore visivo e sofisticato montaggio in cui le immagini della bellezza naturale e dell’artifizio artificiale sono accompagnate da un racconto che affronta i problemi di indigenza, frustrazione, sessualità e classe”, e Petrit Halilaj, “per degli interventi che evidenziano il legame tra gli spazi architettonici dell’Arsenale e del Padiglione Centrale e l’opera, in una relazione tra la storia del Kosovo, i suoi ricordi d’infanzia e la creazione”.