A Pistoia, Marino Marini rivive negli scatti di Aurelio Amendola

17 Luglio 2017

Aurelio Amendola, Ritratto di Marino Marini, Forte dei Marmi, 1973

Ci sono anche Marino Marini e le sue opere a comporre l’universo di Aurelio Amendola, il fotografo che con il suo obiettivo si è dedicato, con esiti magistrali, a documentare e interpretare l’arte contemporanea, la scultura e l’architettura. Oltre ad aver immortalato i grandi artisti del Novecento – insieme a Marini, anche Burri, Manzù, Kounellis, de Chirico, Lichtenstein, Schifano, Warhol, solo per citarne alcuni – Amendola lega il proprio nome anche alle “riletture fotografiche” dei grandi maestri del Rinascimento italiano, tra cui Jacopo Della Quercia, Michelangelo e Donatello.

A Pistoia, una mostra aperta lo scorso 14 luglio nelle sale di Palazzo del Tau si muove lungo un doppio binario: da una parte, infatti, restituisce gli esiti della documentazione fotografica che Amendola dedicò al lavoro e alla quotidianità di Marino Marini; dall’altra si fa “testimonianza dell’arte di un fotografo che come pochi ha saputo raccontare l’arte, e la scultura in particolare“.
Il percorso espositivo di Marino nell’immagine di Aurelio Amendola (1968-1975) apre così un varco nel sodalizio tra i due artisti, riunendo insieme un’accurata selezione di scatti: accanto alla quotidianità lavorativa dello sculture, a emergere sono anche scene della sua vita di tutti i giorni, insieme ala moglie Marina e alla sorella gemella Egle.

Oltre ad Amendola, la vita di Marino – cui sarà dedicata, a partire dal 16 settembre, una grande retrospettiva sempre a Pistoia – è stata documentata da oltre 2mila immagini. In larga parte sono stata scattata dalla moglie; ulteriori testimonianze, anche relative alla vita della famiglia, si devono a fotografi diversi, tra cui alcuni dei nomi che hanno fatto la storia della fotografia del secondo Novecento come Herbert List, Ugo Mulas e Irving Penn.

[Immagine in apertura: Aurelio Amendola, Ritratto di Marino Marini, Forte dei Marmi, 1973]