La tradizione della natura morta, interpretata dalla fotografia

17 Dicembre 2017


Christopher Broadbent è un fotografo, ma i suoi scatti in mostra presso la Galleria del Cembalo di Roma – fino al prossimo 3 febbraio 2018 – potrebbero facilmente essere scambiati per dipinti, tale è la qualità “artigianale” delle sue Nature Morte.
Dopo una lunga carriera nel campo della fotografia pubblicitaria, l’autore ha fatto ritorno a una dimensione più intima, introspettiva della disciplina, approfondendo in particolare il tema – da sempre presente nella storia dell’arte – dello still life cosiddetto.

A spiegare la scelta artistica intrapresa da Broadbent è lo stesso fotografo, che a proposito della sua recente produzione dichiara: “Uso la penombra di una stanza vuota per suggerire il tempo sospeso in attesa di un intervento o di una conclusione. Come per una terzina in poesia, ho adottato una gabbia metrica in uso da secoli per la natura morta: struttura ortogonale, luce dalla finestra per un disegno in chiaroscuro, piani prospettici orizzontali marcati per mettere le cose a portata di mano dell’osservatore”.

Il risultato è in effetti una fotografia dalle qualità “pittoriche”, dove la ricchezza cromatica sfuma da una superficie all’altra evidenziando in modo quasi maniacale ogni particolare dei soggetti “ritratti”: trasparenze del vetro e asperità del legno, il digradare dei magenta e dei verdi di fiori e foglie sono davvero così presenti all’occhio dell’osservatore da fargli sentire tutta la presenza – e la fragilità – degli elementi che costituiscono la nostra vita.