La grande mostra che inaugurerà martedì 20 febbraio a Barcellona, presso la Fundación MAPFRE - Casa Garriga Nogués, promette di rendere giustizia alla sensibilità artistica di Brassaï. Più che un reporter, il Maestro dell'obiettivo è stato il cantore di una Parigi come non si era mai vista in fotografia fino a quel momento.

Dopo aver vissuto in Transilvania - essendo nato nella città di Brașov, in Romania - e poi a Budapest e Berlino, nel 1924 un giovane 25enne di nome Gyula Halász giunge a Parigi. Il nome potrà non dirvi niente, perché passerà alla storia con lo pseudonimo di Brassaï; un nome, quello d'arte, strettamente legato alla capitale di Francia.Per tutti gli anni Trenta, difatti, Brassaï fa di Parigi il suo soggetto d'elezione.Difficile comprendere, al giorno d'oggi, quanto fosse una sfida - tecnica ed estetica - ritrarre all'epoca la metropoli dalle mille luci per eccellenza, la città dove di giorno splendevano i colori della società contemporanea e di notte l'illuminazione artificiale di strade e locali: la fotografia aveva meno di 100 anni, l'elettricità aveva soppiantato i lampioni a gas da ancora meno tempo, la pellicola a colori era ancora di là da venire.Eppure, la Parigi di Brassaï è vibrante, contrastata e dinamica come i suoi soggetti, che in prima battuta saranno furtive coppie di amanti, avventori dei locali notturni e surreali scenari urbani rilucenti di bagliori umidi. Paris de Nuit, il primo libro di Brassaï pubblicato nel 1932, sancisce il successo del fotografo e del suo longevo rapporto con la Ville Lumière.La grande mostra che inaugurerà martedì 20 febbraio a Barcellona, presso la Fundación MAPFRE - Casa Garriga Nogués, vuole appunto rendere giustizia alla sensibilità artistica - più che di reporter - propria della fotografia di Brassaï.Attraverso 11 sezioni tematiche - e una speciale selezione di copie originali del magazine d'avanguardia Minotaure - sarà possibile così ripercorrere la carriera di uno dei massimi Maestri dell'obiettivo, che è sì partito da lavori su commissioni - Brassaï pubblicava le sue fotografie su riviste e pubblicazioni dell'epoca - ma ha preso precorso quello che sarebbe diventato un vero e proprio genere, la street photography.Andando oltre lo stile documentaristico, ma senza mai imitare i modelli dell'arte classica come facevano i fotografi-artisti del suo tempo, Brassaï sviluppa un linguaggio fotografico che è il perfetto equivalente visivo della vita moderna di Parigi: sincopata, fatta di luci e ombre, dove un dettaglio balza alla coscienza in un turbinio di stimoli che fanno da sfondo. In una parola, la sua fotografia darà inizio a una vera e propria mitologia della città contemporanea.
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