La fotografia di André Kertész in mostra a Genova

24 Febbraio 2018

André Kertész, Nuotatore sott'acqua, Esztergom, Ungheria, 1917

Ha da poco alzato il sipario la rassegna dedicata dal Palazzo Ducale di Genova ad André Kertész, artista che ha scritto uno dei più luminosi capitoli della fotografia novecentesca. Fino al 17 giugno, il pubblico potrà immergersi fra gli oltre 180 scatti che compongono la mostra curata da Denis Curti, ripercorrendo l’esistenza del fotografo originario di Budapest e l’evoluzione di uno stile che ha fatto epoca.
Interessato a rivelare la poesia celata dagli oggetti quotidiani e anonimi, Kertész utilizzò lo strumento fotografico come una sorta di diario visivo, mettendo in campo prospettive nuove e rivoluzionarie.

Nato a Budapest nel 1894, Kertész si arruolò come volontario nell’esercito austro-ungarico, misurandosi per la prima volta con la fotografia durante la sua esperienza al fronte.
Al termine della guerra si trasferì a Parigi, dove ebbe modo di frequentare artisti e intellettuali del calibro di Mondrian, Picasso, Chagall e dove introdusse Brassaï alla pratica fotografica.

Dopo aver acquistato una Leica nel 1928, insieme a Cartier-Bresson iniziò a lavorare per la rivista Vu, antesignana dell’americana Life.
Proprio gli Stati Uniti furono la tappa successiva di Kertész, che raggiunse New York nel 1936, intraprendendo una collaborazione di un anno con l’agenzia Keystone. Fu a partire da quel momento che il fotografo iniziò a lavorare come freelance per riviste prestigiose quali Harper’s Bazaar, Town and Country, The American House, Vogue.

Pioniere della fotografia straight (o “fotografia diretta”, in opposizione a una tendenza pittorialista o di manipolazione delle immagini), Kertész rimase coerente con il proprio stile, continuando a prediligere i soggetti quotidiani alla mondanità e raggiungendo la consacrazione mondiale da parte della critica solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1985.

[Immagine in apertura: André Kertész, Nuotatore sott’acqua, Esztergom, Ungheria, 1917]