L’alfabeto visivo di Keith Haring, di scena all’Albertina di Vienna

14 Marzo 2018

Keith Haring, Untitled, 1985, Alona Kagan, USA © The Keith Haring Foundation

Entrare nella leggenda, vivendo intensamente per appena 32 anni: questo il destino di Keith Haring, uno dei maggiori innovatori della scena artistica del secondo Novecento, scomparso prematuramente nel 1990 a causa dell’AIDS. Nell’anno in cui avrebbe festeggiato il 60esimo compleanno, un’istituzione di grande rilievo internazionale come l’Albertina di Vienna gli rende omaggio con la monografica Keith Haring. The Alphabet.
Aperta fino al 24 giugno 2018, è stata resa possibile grazie al contributo corale di musei internazionali e collezioni private. Sono infatti circa 100, le opere selezionate per questo appuntamento espositivo, individuate per la loro specifica importanza a livello semiotico.

Come evocato dal titolo, la retrospettiva punta a veicolare il messaggio “contro lo strapotere dei governanti, l’oppressione delle minoranze, il pregiudizio e la barbarie” che permea l’intera opera dell’artista statunitense.
Amico di Andy Warhol, divenuto  popolare grazie alle creazioni grafiche Subway Drawings, provocatoriamente realizzate nella metropolitana newyorkese, Haring non si è mai sottratto a manifestare con la sua arte il suo pensiero sul mondo e sulla mancanza di equità della sua epoca.

I suoi disegni, i suoi dipinti e le sue sculture incarnano infatti contenuti precisi, a tal punto che della sua stessa arte si può affermare che è “concepita come linguaggio“.
Questo l’aspetto saliente attorno al quale è stata costruita Keith Haring. The Alphabet, un’occasione per ripercorrere anche le “battaglie” portate avanti con convinzione dall’artista nel corso della sua breve carriera: tra queste, l’impegno per la fine dell’Apartheid, in Sudafrica, e contro la diffusione dell’AIDS.

[Immagine in apertura: Keith Haring, Untitled, 1985, Alona Kagan, USA © The Keith Haring Foundation]