Luminarie e antiche iscrizioni: la Palermo di Manifesta 12 secondo Massimo Bartolini

16 Agosto 2018

Massimo Bartolini, Caudu e Fridu, foto di Laura Daddabbo, courtesy Fondazione VOLUME!

Originario di Cecina, in provincia di Livorno, in queste settimane Massimo Bartolini è in mostra a Palermo con il progetto Caudu e Frid. Inserito tra gli eventi collaterali di Manifesta 12 – in corso fino al 4 novembre, nel capoluogo siciliano – il suo intervento si pone in strettissima relazione con l’identità e le vicende storiche della città che lo ospita. Nella cornice di Palazzo Oneto di Sperlinga – storico edificio ultimato verso la fine del XVII secolo, oggetto di un recente restauro – l’artista toscano ha collocato una grande installazione il cui nome fa riferimento al caldo e al freddo citati in un graffito ritrovato sulle pareti di una delle celle di Palazzo Chiaramonte Steri, dal 1600 al 1782 sede del tribunale dell’Inquisizione.

L’opera di Bartolini riproduce la scritta rinvenuta – la citazione completa è “caudu e fridu sentu ca mi pigla/ la terzuri tremu li vudella/ lu cori e l’alma m’assuttiglia” – ricorrendo al neon rosso, elevandola così a una sorta di “urlo fragoroso che viene dal silenzio“.
Ad esse si contrappone la serie di luminarie, tipiche delle feste siciliane, disposte nel salone della residenza settecentesca rigorosamente spente e, dunque, silenziate.

Come ha osservato la curatrice, Claudia Gioia, “Massimo Bartolini ci introduce in un ambiente di filigrana, una membrana fragile di luminarie spente attraverso cui intravedere la struttura forte di un interno di Palazzo Oneto. Storia e transitorietà si rincorrono nei chiaroscuri di ombre reciproche così come le domande su chi ha spento le luci e su chi potrà riaccenderle e per quali nuove visioni. Spento e silenzio opposto alla luce calda e rossa da un altrove laterale fatto di memoria riscritta con parole di neon per arrivare a noi dai tempi arbitrari dell’Inquisizione. La quiete a luce spenta, la paura con la luce, un ossimoro che attraversa il progetto di Bartolini, così come il nostro tempo, per un invito a pensare alla luce e alle parole oltre l’apparenza”.

[Immagine in apertura: Massimo Bartolini, Caudu e Fridu, foto di Laura Daddabbo, courtesy of Fondazione VOLUME!]