Alla Triennale, l’architettura ricostruisce ciò che l’umanità distrugge

30 Novembre 2018

Siria, distruzioni

Con Ricostruzioni – Architettura, città e paesaggio nell’epoca delle distruzioni, La Triennale di Milano prende in esame una delle questioni più complesse – e urgenti – del nostro tempo.
Urbanisti e architetti, infatti, sono sempre più spesso sollecitati a misurarsi con il tema della ricostruzione, intervenendo in contesti urbani compromessi da eventi calamitosi, occupandosi della salvaguardia del patrimonio edilizio anche di rilievo storico-artistico, agendo in un’ottica di adeguamento dell’esistente alle pressioni conseguenti il cambiamento climatico.

Il progetto espositivo ospitato dall’istituzione milanese fino al 10 febbraio 2019, avvalendosi della curatela di Alberto Ferlenga e Nina Bassoli (con Claudia Gallo e Jacopo Galli), affianca esperienze e progetti relativi a territori anche distanti tra loro, in un’ottica globale e sostanzialmente indipendente dal punto di vista cronologico.
All’interno di un allestimento che impiega materiali e strutture tipiche dei cantieri e delle opere provvisionali emergenziali, progettato da Filippo Orsini, ampio spazio viene dedicato all’Italia: in particolare, vengono ricordati episodi di devastazione del territorio entrati nella storia del Paese, tra cui quelli accaduti in Vajont, Belice, Friuli, Irpinia, Pozzuoli, Umbria e Abruzzo.
Tra i Paesi esteri analizzati, oltre a focus su Germania, Inghilterra, Francia, Grecia, Macedonia, Portogallo, Cile e Giappone, va segnalata la presenza della Siria (le cui rovine sono il drammatico soggetto dell’immagine in apertura).

Il percorso espositivo, infine, comprende 35 fotografie di Giovanni Chiaramonte, Olivo Barbieri, Paolo Rosselli, Michele Nastasi e Filippo Romano, relative alle ricorrenti situazioni di emergenza nei luoghi colpiti da guerre o catastrofi, e una selezione delle oltre 300 proposte pervenute in seguito alla call lanciata nei mesi di preparazione della mostra.