La vita e l’acqua come fonte di vita, rappresentate da José Molina

28 Novembre 2018

Jose Molina_Naufraghi nel proprio mare_2005_matita grassa su carta_cm49x57,2_collezione Predatores_Ph.Ross&Rheal

Con la mostra L’acqua di Talete. Opere di José Molina, il Museo Carlo Bilotti di Roma, nei suggestivi ambienti dell’Aranciera di Villa Borghese, esamina un tema centrale nella produzione dell’artista madrileno.
Classe 1965, Molina ha scelto Como come sua residenza e luogo di creazione artistica, una città contraddistinta come noto dalla presenza dell’iconico lago.
Proprio l’acqua, intesa elemento primordiale capace di generare la vita e come “fondamento archetipico sul quale poggia tutto il sistema del reale“, unifica le opere presentate in questa personale capitolina.

Dipinti, disegni, sculture e due opere inedite definiscono un percorso espositivo nel quale l’analisi dell’acqua acquisisce valenze anche simboliche e metamorfiche, estendendosi verso una più ampia riflessione delle relazioni tra uomo e Natura.
In particolare, Marte nascente e Venere nascente, entrambe eseguite nel corso di quest’anno, sono le due nuove produzioni che debuttano in questa occasione: le due figure realizzate dall’artista con la matita grassa raffigurano rispettivamente un uomo e una donna immersi nel mare, a testimoniare che “dove c’è acqua c’è vita“.

Curata da Roberto Gramicci, la mostra si intreccia con le memorie della sede che la ospita: l’edificio che sarebbe diventato l’Aranciera, nel corso della sua storia, assunse temporaneamente la denominazione di “Casino dei giuochi d’acqua” e per volontà di
Marcantonio IV Borghese fu decorato con fontane e ninfei in stile barocco.

[Immagine in apertura: Jose Molina, Naufraghi nel proprio mare, 2005, collezione Predatores, Ph. Ross&Rheal]