L’altro Hokusai, che immaginava mostri e fantasmi

26 Dicembre 2018

Katsushika Hokusai, The plate mansion, dalla serie Hyaku monogatari, 1830, Library of Congress - Washington D.C.

Se vi chiedessero di indicare la prima opera che vi viene in mente tra quelle realizzate dal maestro dello stile ukiyo-e, il giapponese Katsushika Hokusai, probabilmente indichereste la Grande onda di Kanagawa, oppure fareste riferimento alle serie dedicate al Monte Fuji. Si tratta, tuttavia, di una ristretta porzione della sua articolata produzione, che include anche lavori ancora poco conosciuti, almeno alle nostre latitudini.
Appartiene a questa categoria l’incompiuta serie Hyaku Monogatari [One Hundred Ghost Stories], risalente al 1830 circa. Sebbene siano solo 5 le stampe iscrivibili a questo lavoro e, dalla consultazione delle fonti storiche, non emergano le ragioni della mancata ultimazione di questo progetto, lo studio e l’osservazione di queste opere riservano non poche sorprese.

Fin dal primo sguardo emerge uno spostamento dell’interesse di Hokusai verso altri soggetti: noto per la sua abilità nella rappresentazione dei paesaggi giapponesi, in questo caso prende le distanze dalla dimensione figurativa. Emerge un regno di fantasmi vendicativi e di soggetti demoniaci, desunti dai racconti tradizionali e dal folclore del Paese del Sol Levante.
In The Laughing Hannya (Warai-hannya), ad esempio, la figura di un cannibale dall’espressione divertita e irriverente conquista la scena. Si tratta di una creatura generata dall’unione tra altri due mostri: un “hannya”, la cui gelosia l’ha trasformato in un demone cornuto; una “yamanba”, che abita nelle montagne cibandosi della carne dei bambini rapiti.
In Obsession (Shûnen) uno strano serpente, simbolo della gelosia ossessiva, avvolge con il proprio corpo una tavoletta commemorativa buddista, tradizionalmente collocata su un altare nella casa del defunto. Da notare anche la presenza della svastica: sebbene in Occidente sia stata associata al partito nazionalsocialista, per lungo tempo è stata emblema di buon auspicio, tanto per le culture dall’Ucraina quando per l’impero azteco e nel mondo orientale.

[Immagine in apertura: Katsushika Hokusai, The plate mansion, dalla serie Hyaku monogatari, 1830, Library of Congress – Washington D.C.]