L’importanza di “andare in rovina”, al Palazzo Fortuny di Venezia

19 Dicembre 2018

François de Nomé detto Monsù Desiderio Paesaggio con rovine architettonicheanni venti del XVII sec. olio su tela76,8 ×101,7 cmMuseo Statale Ermitage, San Pietroburgo

Si intitola emblematicamente Futuruins la mostra da poco inaugurata al Palazzo Fortuny di Venezia e frutto della collaborazione tra la Città di Venezia, la Fondazione Musei Civici di Venezia e il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo. Sin dal titolo è possibile individuare i nuclei tematici della rassegna curata da Daniela Ferretti e Dimitri Ozerkov con Dario Dalla Lana e allestita fino al 24 marzo 2019: le rovine e il tempo, al centro di un discorso visivo che unisce passato e presente.

Oltre 250 opere ‒ di cui 80 provenienti dal Museo Statale Ermitage ‒ determinano la grammatica di questa conversazione fra le epoche, nel quale le rovine giocano un ruolo chiave. Retaggi del passato, assegnano un nuovo senso al presente e forniscono una base di consapevolezza nei riguardi del futuro. L’idea di rovina ha contorni frastagliati, che inglobano tanto l’architettura quanto il corpo umano, ridotto a scheletro dopo la morte.

Le molteplici sfumature di un tema trasversale come quello delle rovine si riflettono nei lavori esposti a Venezia, che spaziano dai resti scultorei delle civiltà greco-romana, egizia, assiro-babilonese e siriana all’arte contemporanea, intonando un monito verso un’attualità fatta di rovine ‒ basti pensare alla tragedia dell’11 settembre o alla distruzione di Palmira.

Fra i numerosi artisti in mostra spiccano Anne e Patrick Poirier, Olivio Barbieri, Lynn Davis, Giorgio de Chirico, Alberto Burri, Jean Dubuffet, Cleo Fariselli, Albrecht Dürer, Parmigianino, Veronese, Franz von Stuck, Ippolito Caffi e Arturo Martini ‒ solo per citarne alcuni ‒, ai quali si sommano le installazioni site specific di Christian Fogarolli, Franco Guerzoni, Renato Leotta, Giuseppe Amato e Renata De Bonis.

[Immagine in apertura: François de Nomé detto Monsù Desiderio, Paesaggio con rovine architettoniche, anni venti del XVII sec. Museo Statale Ermitage, San Pietroburgo]