Palermo, i capolavori di Antonello da Messina riuniti a Palazzo Abatellis

11 Dicembre 2018

Antonello da Messina_ Annunciata_Palermo

Si chiude con un attesissimo progetto espositivo l’anno dei record di Palermo, che nel 2018 è stata Capitale Italiana della Cultura, ha ospitato Manifesta 12 e, nel mese di ottobre, ha accolto anche la seconda edizione di Sky Arte Festival.
È quindi tempo di iniziare il conto alla rovescia per l’apertura della mostra Antonello da Messina, che Galleria Regionale di Palazzo Abatellis ospiterà fino al 10 febbraio prossimo. Promossa dalla Regione Siciliana e da MondoMostre, e ancora inclusa nel palinsesto di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018, l’esposizione conduce nell’importante museo cittadino alcune delle più rilevanti opere del celebre pittore, già presente nelle collezioni dell’istituzione museale palermitana con un capolavoro assoluto: la celeberrima Annunciata (in apertura, un particolare).

Ad alimentare l’attesa di questa grande mostra – che si avvale della curatela di Giovanni Carlo Federico Villa, già curatore della celebre mostra-evento del 2006 alle Scuderie del Quirinale – è la possibilità di vedere riuniti nella prestigiosa sede museale una serie di capolavori del pittore, concessi per l’occasione sia da collezioni italiane, sia da raccolte estere.
Il risultato – c’è da scommetterci – sarà un’eccezionale raccolta di tavole, che consentirà di cogliere in profondità lo stile dell’artista e, nello stesso tempo, di comprendere le evoluzioni del suo linguaggio. Un’occasione, in particolare, per consentire ai visitatori di godere di una visione unitaria della produzione del principale pittore siciliano del Quattrocento, annullando le distanze geografiche presenti tra le sedi che possiedono i suoi lavori.

Come anticipato, la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis conserva già in maniera stabile Annunciata, l’olio su tavola che Antonello da Messina dipinse intorno al 1475. Nonostante l’incertezza che ancora oggi circonda la datazione precisa dell’opera, gli esperti concordano nel collocarla nel periodo successivo al soggiorno veneziano dell’artista, nel corso del quale ebbe l’occasione di conoscere – e studiare – la pittura di Giovanni Bellini.