Il Museo Novecento di Firenze porta Luca Pignatelli al Museo Stefano Bardini

24 Gennaio 2019

Luca Pignatelli, Persepoli, 2018, tecnica mista su tappeto persiano, Museo Bardini, Firenze

Resterà aperta fino al 25 marzo Senza Data, la personale di Luca Pignatelli con cui debutta a Firenze un nuovo programma espositivo, curato dal Museo Novecento, ma concepito per estendersi oltre gli spazi canonici dell’istituzione diretta da Sergio Risaliti, situata in Piazza Santa Maria Novella.
A ospitare questo primo appuntamento è il Museo Bardini, nelle cui sale le opere dell’artista milanese entreranno in dialogo con l’eclettica collezione d’arte appartenuta a Stefano Bardini, contraddistinta dall’affascinante mix di arti maggiori e minori, di epoca romana, medievale e rinascimentale.

A tre anni di distanza da Migranti, allestita nella Sala del Camino della Galleria degli Uffizi, Luca Pignatelli torna nel capoluogo toscano con “una riflessione sul tempo e con grande sperimentazione di materiali, accanto a un allestimento originale pensato proprio per le sale del museo“, come ha anticipato il Sindaco Dario Nardella.
Promosso dal Comune di Firenze, organizzato da MUS.E e in collaborazione con la Galleria Poggiali di Firenze, Senza Data propone infatti una serie di lavori su telone ferroviario, legno, carta e lamiera, assieme a grandi dipinti realizzati su tappeti persiani di inizio Novecento, relativa alla ricerca dell’artista sul tema del tempo.
Con le opere di Luca Pignatelli – ha sottolineato Risaliti – accade che tempo storico e tempo dell’arte risorgono allo sguardo come tempo presente, una stratificazione di memorie che lasciano emergere un sentimento di eternità incolmabile che tuttavia si riproduce ogni volta con l’apparizione-appropriazione di forme e proporzioni classiche“.

La peculiare dimensione del Museo Bardini consente dunque di attivare efficaci associazioni, ad esempio con alcuni tappeti appartenenti alla collezione permanente, tra cui un manufatto tessile di oltre sette metri utilizzato in occasione della visita di Hitler a Firenze nel 1938. Nel percorso di visita sono inclusi anche lavori su carta presentati attraverso un allestimento site-specific, per il quale sono stati  impiegati arredi e cornici del museo.
La mia ricerca degli ultimi anni – ha precisato Pignatelli – è un ripensare che cos’è il tempo rispetto all’immagine, ai quadri. Io credo che oggi sia importante collocare l’immagine al centro di una riflessione sulla memoria e il museo Bardini è un simbolo nel mondo di cosa significhi una raccolta capace di rappresentare una stratificazione di tempi ma anche di culture. Con questa mostra vorrei rispondere alla domanda: cosa sta di fronte a un’immagine? Per me si tratta di un tempo plurale, un montaggio di temporaneità, sfalsate e quindi differenti“.

[Immagine in apertura: Luca Pignatelli, Persepoli, 2018, tecnica mista su tappeto persiano, Museo Stefano Bardini, Firenze]