Dopo Leda e il cigno, A Pompei riemerge anche un affresco di Narciso

19 Febbraio 2019

Affresco Narciso, Regio V, Parco Archeologico di Pompei

A qualche mese di distanza dal ritrovamento dell’affresco raffigurante Leda e il cigno, riaffiorato nel corso degli interventi di consolidamento dei fronti di scavo lungo via Vesuvio, nella Regio V di Pompei, gli archeologici hanno riportato alla luce un altro pregevole lavoro nella medesima dimora.
Dopo la stanza di Leda, questa volta a emergere è l’atrio della domus, anch’esso riccamente decorato.
Il soggetto del nuovo affresco è Narciso, riprodotto secondo l’iconografia classica nell’atto di specchiarsi nell’acqua per ammirare la sua stessa immagine.

Oltre ai colori vividi di questa e delle altre rappresentazioni rinvenute in loco, l’atrio ha riservato sorprese anche di interesse architettonico. Gli specialistici hanno infatti rilevato la traccia delle scale che conducevano al piano superiore; nello spazio del sottoscala, impiegato come deposito, sono stati invece rinvenuti una dozzina di contenitori in vetro, otto anfore e un imbuto in bronzo.
A sottolineare l’importanza di queste scoperte è stata la Direttrice Alfonsina Russo, che ha affermato come “la bellezza di queste stanze, evidente già dalle prime scoperte, ci ha indotto a modificare il progetto e a proseguire lo scavo per portare alla luce l’ambiente di Leda e l’atrio retrostante.” La Direttrice ha inoltre annunciato la volontà di “aprire alla fruizione del pubblico almeno una parte di questa domus“, in un prossimo futuro.

Sul significato complessivo di tali affreschi si è soffermato il direttore Massimo Osanna: “Si ripropone nell’atrio della casa la scena di un mito, quello di Narciso, ben noto e più volte ripetuto a Pompei. Tutto l’ ambiente è pervaso dal tema della gioia di vivere, della bellezza e vanità, sottolineato anche dalle figure di menadi e satiri che, in una sorta di corteggio dionisiaco, accompagnavano i visitatori all’interno della parte pubblica della casa. Una decorazione volutamente lussuosa e probabilmente pertinente agli ultimi anni della colonia, come testimonia lo straordinario stato di conservazione dei colori.”